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Pancreatite Acuta


La PANCREATITE ACUTA è una malattia spesso grave, il malato è impossibilitato ad alimentarsi e va incontro a sepsi e ad uno stato catabolico. La mortalità se è edematosa è del 2%, se necrotico-emorragica del 30%. Il contatto fra enzimi digestivi e tessuti determina il processo autodigestivo del pancreas; i dotti si rompono e si verifica una raccolta di liquidi e proteine all’interno del peritoneo (terzo spazio). A ciò consegue ipotensione, insufficienza renale acuta, insufficienza respiratoria acuta, sepsi (infezione diffusa a tutto l’organismo).

Cause
Possono essere: litiasi biliare, alcool, trauma addominale (es. volante nella pancia durante incidente che rompe il pancreas), post-operatorie, post- ERCP (Endoscopia Retrograda Coledocico Pancreatica), raramente ipercalcemia e iperlipidemia.

Quadro clinico
Dolore epigastrico, febbre, sepsi. L’esito può essere una guarigione, una fistola oppure una pseudocisti pancreatica (zona di raccolta liquida).

Diagnosi
Amilasi, lipasi (segnalano la sofferenza pancreatica), glicemia (valuta la capacità del pancreas di regolarla attraverso l’insulina), bilirubina, calcemia (importante perché se c’è ipercalcemia si possono formare cere nell’addome che sono precipitati di grassi e calcio quindi la calcemia crolla e va pertanto integrata), tac.

Terapia
Il paziente va tenuto a digiuno per mettere a riposo il pancreas ma va garantito l’apporto di liquidi.
Nelle forme leggere è sufficiente l’uso di analgesici e inattivatori della pompa protonica per 5-7 giorni; nelle forme medio-severe è necessaria in più la terapia antibiotica e la parenterale totale fino alla normalizzazione dei parametri. La NPT deve considerare lo stato settico: le richieste metaboliche del paziente sono aumentate; lo scopo della NPT è reidratare, fornire calorie (no grassi in caso di pancreatite da iperlipidemia), supplementare vitamine, ioni e oligoelementi, normalizzare la glicemia. Il vantaggio è quello di mettere a riposo il pancreas, ma non vanno sottovalutati gli effetti collaterali quindi è necessario passare alla nutrizione enterale.
La rialimentazione è possibile quando si ha la scomparsa del dolore e della resistenza addominale, quando le amilasi sono normali o stabili e il soggetto è esente da complicazioni (febbre, fistola, ecc.). Le prime 24 h si dà acqua, poi liquidi zuccherini per 3- 4 giorni; in seguito alimenti semisolidi ad alto contenuto di carboidrati (superiori al 50%) perché viene ridotta la secrezione di enzimi e non si carica subito il pancreas di lavoro. Il paziente va tenuto sempre sotto controllo.

La chirurgia interviene solo nelle forme più gravi (es. per drenare raccolte e ascessi) poiché il pancreas in corso di pancreatite non va toccato.


Tratto da MEDICINA E CHIRURGIA di Lucrezia Modesto
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