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Limitazioni dell’io


Il metodo della negazione, su cui si basa la fantasia del capovolgimento dei fatti reali nel loro contrario, viene usato in situazioni dove è impossibile sfuggire certe sensazioni dolorose provenienti dall’esterno. Quando il bambino è più grande non c’è più bisogno di ricorrere all’attività psichica così complicata della rimozione. Invece di percepire la sensazione doloroso e poi cancellarla ritirando l’investimento energico (catexi) l’Io ha la facoltà di evitare la situazione pericolosa che viene dall’esterno. Egli può darsi alla fuga evitando qualsiasi occasione di dolore (A volte ciò che provoca la fuga dell’Io è il dolore intenso causato dal fallimento in una competizione).
Una persona che soffre di una qualsiasi inibizione nevrotica si difende dalla realizzazione di un impulso istintuale proibito, cioè dal dolore che potrebbe scatenarsi da un pericolo interiore. La differenza tra inibizione e limitazione dell’Io consiste nel fatto che nel primo caso l’Io si difende contro i suoi processi interni e nel secondo caso contro stimoli esterni.
La limitazione dell’Io allontana le sensazioni spiacevoli attuali provenienti dall’esterno perché potrebbero far sorgere delle sensazioni simili vissute in passato. Quando ha luogo una limitazione dell’Io, in seguito ad angoscia o dolore, l’Io rinuncia ad ogni attività che potrebbe procurargli dolore o angoscia, è capace di abbandonare interi campi di interesse, se la sua attività in merito è stata sfortunata, impiegando ogni sua energia in attività di carattere del tutto opposto (Es: abbandonare l’interesse calcistico per quello intellettuale).
La limitazione dell’Io, come metodo di fuga dal dolore, rappresenta uno stadio normale dello sviluppo dell’Io, ma quando l’Io è diventato rigido o non è più capace di sopportare il dolore e adotta, in modo ossessivo, la fuga come metodo di difesa, un ritiro questo genere porta ad un deficit dello sviluppo.

Tratto da L'IO E I MECCANISMI DI DIFESA di Carla Callioni
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