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Prospettiva di organizzazione e prospettiva di popolazione


- P. O.: è incentrata sui bisogni della popolazione; fa riferimento alla sanità pubblica, all’epidemiologia e all’ambiente di un’organizzazione, costituito dalla popolazione-bersaglio. E’ il primo ed il principale oggetto della pianificazione e dai bisogni si stabiliscono le azioni da intraprendere e il programma da stabilire.
- P. I.: riguarda i bisogni dell’organizzazione (quest’ultima è posta al centro del processo di pianificazione); è propria del management e dell’amministrazione. Inizialmente pone l’accento sulle forze interne dell’organizzazione e sulle sue debolezze, sulle sue risorse attuali e quelle che potrà acquisire nel futuro, e, infine,sull’ambiente esterno – visto come un insieme di vincoli e un mercato rappresentato dalla capacità di espansione.

In queste dinamiche entrano in gioco fattori di più vasta portata come le forze socio-politiche dell’ambiente. In un regime dove la libera impresa è la regola – per le strutture sanitarie – la popolazione beneficiaria diventa un mercato manipolabile e l’ambiente più o meno determinante: cioè, quest’ultimo può essere modificato dalle strategie portate avanti dall’organizzazione.
In un sistema dove le organizzazioni sanitarie agiscono in modo complementare nei confronti dell’ambiente (che devono dividersi) – regolato dal potere pubblico – la popolazione diventa un elemento determinante per la loro pianificazione strategica
(anche per questo motivo spesso si privilegia una prospettiva di popolazione).
Comunque, le due prospettive (popolazione e organizzazione)  - nella realtà – si presentano in modo più sfumato e meno separate: es.: se un ospedale,nella sua pianificazione strategica, non tiene conto della popolazione cui si rivolge il servizio – ma si concentra unicamente sulle proprie risorse – sarà destinato al fallimento. Dall’altro lato, l’utilizzo esclusivo della prospettiva di popolazione è limitante (non si possono mettere da parte le risorse): poiché non considera la realtà organizzativa.
Il modello “ideale” risulta da un compromesso: dove l’organizzazione stabilisce legami di interazione con il proprio ambiente (WEBBER e PETERS).

Tratto da PROGRAMMAZIONE DEI SERVIZI SANITARI di Angela Tiano
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