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Ricerca azione in psicologia di comunità

Ricerca azione in psicologia di comunità 

LA RICERCA AZIONE È UN INSIEME DI PROCEDIMENTI DI ANALISI E DI INTERVENTO, MA ANCHE UNA FILOSOFIA CHE GUIDA L’APPROCCIO AI PROBLEMI UMANI E SOCIALI, STRAORDINARIAMENTE SINTONICA CON IL QUADRO DELLA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ CHE CI STIAMO SFORZANDO DI COSTRUIRE. 
Perché coglie tali problemi esattamente nell’interfaccia tra il sociale e l’individuale (sociale inteso come lo specifico che si lega alla vita organizzata in un’area socio-geografica, in una comunità, in un’azienda, in un servizio…) 
Perché metodologicamente affronta tali problemi ancora in un’interfaccia individuale-sociale: sia in quanto opera su gruppi reali ed indirizza la sua azione verso il cambiamento dell’individuo, dell’organizzazione, del servizio; sia perché la conoscenza che produce attraverso l’azione e la riflessione è sociale, cioè intersoggettiva e co-costruita. 
 
Perché è sinora il miglior strumento disponibile per operare in connessione su ricerca ed intervento, unendo strettamente i due e non separandoli. 
Parole chiave della ricerca-azione di Lewin » CAMBIAMENTO; COLLABORAZIONE e PARTECIPAZIONE ATTIVA degli UTENTI (conoscenza). 
Si ha l’impressione, oggi, che non infrequentemente nella pratica della ricerca azione si sia prodotto uno scollamento di duplice tipo: tra la RICERCA e l’INTERVENTO da un lato, tra conoscenze specificamente ristrette alla situazione locale e conoscenze più ampie dall’altro » Lewin: conoscenza locale mai isolata da quella di ordine più generale. 
Nell’ambito della psicologia di comunità, in particolare nella situazione italiana, l’intervento del ricercatore è spesso richiesto su situazioni in cui già operano delle persone con competenze professionali indirizzate soprattutto all’intervento: ad esempio in servizi socio-sanitari o assistenziali, in comunità di vario ordine, e così via. In questo caso, ferma restando la prima regola per una ricerca azione nell’ambito di comunità, che è quella della PARTECIPAZIONE e della CONDIVISIONE PROGETTUALE, i due ruoli si trovano quasi necessariamente a confrontarsi. Sarà compito del progetto di mettere in atto unificazioni di ruoli, scambi e collaborazioni sin dall’inizio del ciclo: al ricercatore resta in più l’impegno non solo di sistematizzare organicamente il sapere emerso e di farlo fruttare ai fini dei cambiamenti previsti o emersi, ma anche di collegare tale sapere con ambiti teorici meno particolari e più generali. D’altro canto, nell’ambito della ricerca azione, il problema della piattaforma teorica di riferimento si pone sin dall’inizio del progetto: il ricercatore non può avvicinarsi alla situazione in modo cieco, ovviamente deve possedere un suo schema di riferimento (una sua lettura della porzione di realtà che ha di fronte), anche se poi deve saperlo articolare con le esigenze che si manifestano nella prima fase della ricerca, e poi con la TEORIA emergente nel corso del procedimento. Tutto ciò comporta operazioni che non si possono qui sunteggiare e che sono nell’ambito di TRAINING pratici possono essere apprese. 
Un aspetto peraltro va sottolineato: la necessità di un’estrema chiarezza da parte del ricercatore nei confronti del committente, quale esso sia, sui fini desiderati e sulle possibilità concrete di azione possibile » un’operazione di chiarimento, di analisi della domanda e dei bisogni da FARE INSIEME e che costituisce uno dei passi più importanti della ricerca azione, destinato a riproporsi nelle fasi successive. La ricerca azione, conviene sottolinearlo in conclusione, se vuole essere RICERCA deve anche mostrare che può essere valida – o almeno più utile in senso non volgare – di altre forme più tradizionali che sono in genere anche meno impegnative e meno costose. E di questo riesce a dare dimostrazione proprio nella misura in cui faccia risaltare i benefici (scientifici e non solo umani) del LAVORARE INSIEME. 
Da questo lavorare insieme nel campo della salute è nato un PROGETTO di COLLABORAZIONE con l’ASL 3 di TORINO con obiettivo di migliorare le relazioni interpersonali a largo raggio cioè tra le equipes presenti negli ospedali che partecipano alla ricerca, tra operatori sanitari e utenti che è considerato presequisito per migliorare la qualità del servizio. Il piano esecutivo dell'intervento, in armonia con le modalità cicliche della ricerca-azione, consta di 4 fasi: 
1. fase preliminare che prevede: costituzione di un gruppo di governo che coordina e dirige l'intero processo, analisi della situazione, presentazione del progetto ai livelli dirigenziali sanitari; 
2. fase attuativa che prevede l'organizzazione di focuf group (cioè gruppi di discussione centrati sul tema della qualità delle relazioni sia interne che esterne col paziente), costruzione di un gruppo di lavoro cioè il nucleo portante di operatori che porteranno avanti la ricerca azione; 
3. valutazione sommativa con questionario finale da confrontare con quello somministrato all'avvio dei gruppi), valutazione del processo attraverso la verifica di indicatori di qualità; 
4. pubblicizzazione. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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