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La cannabis


L’uso della canapa indiana (Cannabis sativa) era già diffuso come medicamento nell’antichità. Nel corso dei secoli fu utilizzata per ridurre i dolori mestruali, favorire le contrazioni uterine prima del parto, e poi per il trattamento dell’epilessia e l’induzione dell’ipnosi. Nel ‘900 fu messa al bando per i suoi effetti psicotropi.
Le preparazioni della canapa comprendono la marijuana e l’hashish, che contengono una quantità enorme di composti differenti, comprese 60 molecole definite cannabinoidi. Gli effetti della droga, assunta attraverso il fumo, sono percepiti entro pochi minuti e si prolungano per 2-3 ore.
Il cannabinoide dotato della maggiore attività psicotropa è il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), un alcool con struttura molecolare che ricorda quella degli steroidi, molecole dalle spiccate caratteristiche lipidiche.
Si prospetta da tempo la possibilità di un uso terapeutico del THC e dei suoi derivati per:
Dolore
Glaucoma
Inappetenza
Sclerosi multipla.
Il THC ha un effetto biologico come agonista esogeno di recettori di membrana, i recettori dei cannabinoidi (CB), identificati in 2 forme diverse:
una è quella neuronale, localizzata in varie regioni del SNC e denominata CB1;
l’altra largamente diffusa in molti tessuti dell’organismo comprese cellule del sistema immunitario ed è chiamata CB2.
Tali recettori sono di tipo metabotropico e accoppiati a proteine Gi che agiscono mediante inibizione dell’adenilatociclasi e riduzione della concentrazione di cAMP. I legandi endogeni dei recettori CB1 e CB2 sono neurotrasmettitori, anch’essi identificati solo recentemente, chiamati endocannabinoidi: l’anandamide (ANA) e il 2-arachidonoil-glicerolo (2-AG).
Questi ultimi hanno natura lipidica e sono sintetizzati probabilmente a partire da fosfolipidi di membrana e direttamente rilasciati per diffusione attraverso la membrana. Non sono utilizzati per una neurotrasmissione rapida, ma sono molecole ad azione lenta.
Gli effetti comportamentali derivanti dall’assunzione di cannabis dipendono dalla dose assunta, dall’aspettativa di chi l’assume e dal tipo di preparazione usata (manifestazioni di tipo motorio, cognitivo, psichedelico, analgesico) e sono conseguenti ad alterazioni funzionali dei recettori CB.
Gli effetti cognitivi consistono nella perdita delle motivazioni e difficoltà di concentrazione, caduta della performance a carico della memoria, nei tempi di reazione e nell’apprendimento. Altri effetti caratteristici sono un’alterata percezione del tempo, dissociazione di idee, difficoltà di pensiero astratto e distorsioni della percezione uditiva e visiva. L’uso cronico della cannabis può avere un effetto di sindrome amotivazionale, che rende il consumatore distratto, lento e scarsamente motivato.
La dipendenza da cannabis è soprattutto di tipo psicologico.
Recentemente sono state identificate funzioni per gli endocannabinoidi e i loro recettori, con particolare riferimento al CB2, nei processi riproduttivi maschili e femminili. Mentre l’ormone follicolo-stimolante (FSH) esercita un ruolo di stimolazione della vitalità e della proliferazione di cellule follicolari (ovaia) e di Sertoli (testicolo), un ruolo opposto di stimolazione della morte cellulare per apoptosi è esercitato dall’ANA.

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