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Emigrazione transatlantica nella fine del XIX secolo – Sidney Pollard


Fu questo il periodo della maggiore emigrazione transatlantica. Erano anni in cui era già in atto l’aumento della popolazione, ma non era stata ancora creata l’occupazione industriale capace di assorbirlo, e quindi si creò un’apparente sovrappopolazione, che cercò salvezza nell’emigrazione. Infatti, nel periodo dagli anni Settanta al 1914 il progresso nelle aree centrali aveva distrutto le precedenti opportunità di occupazione nella periferia e che il grano a buon mercato d’oltreoceano aveva sbarrato le occasioni favorevoli all’agricoltura, cosicché l’emigrazione era l’unica soluzione possibile. Gli obiettivi principali erano oltreoceano: Nord e Sud America, gli altri dominions per gli inglesi, e il Nord Africa per i francesi. Importanti spostamenti ebbero luogo anche entro l’Europa.

Considerando gli sviluppi del commercio e dei traffici nell’emigrazione internazionale di capitale e lavoro, nell’accordo e nella cooperazione internazionale, si potrebbe facilmente credere che l’ideale di Cobsen stesse per realizzarsi e pensare che la guerra, in virtù di questa comunione d’interessi, fosse diventata la grande illusione.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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