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Mortalità infantile e speranza di vita

Mortalità infantile e speranza di vita 

Aspetti molto importanti per la comprensione delle condizioni di vita sono il tasso di mortalità infantile e la speranza di vita. Il primo indica la percentuale di bambini morti nel primo anno di vita su mille nati durante il medesimo anno. In generale più le condizioni socioeconomiche di una popolazione sono basse più tale rapporto aumenta. Nell’ultimo scorcio di secolo la mortalità infantile europea si è attestata su valori medi che vanno dal 5‰ al 20‰ (gli indici più elevati si riscontrano nell’Europa orientale). In molti paesi del Terzo Mondo, e soprattutto in Africa Nera, per ogni mille bambini nati ne muoiono anche più di cento. Così come variano i tassi, anche la cause della mortalità sono differenti da zona a zona. In vaste aree ad alta concentrazione di umidità, ad esempio, le malattie infettive e di conseguenza le epidemie non sono ancora del tutto controllabili. Le cause di morte più frequenti sono le gastroenteriti dovute principalmente ad assunzione di acqua non potabile. Così è ancora elevata l’incidenza sui bambini di denutrizione e mal nutrizione. A di là della mancanza di cibo, anche gli squilibri alimentari possono avere gravi conseguenze nella prima infanzia. La carenza di proteine così come quella di taluni apporti vitaminici possono infatti provocare danni permanenti o comunque altamente lesivi per la salute. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ad esempio, la carenza di vitamina A è la causa principale di cecità in India, Indonesia, Nordeste del Brasile e El Salvador: nella sola Asia orientale sarebbero circa centomila i bambini che ogni anno perdono la vista.   
La speranza di vita esprime l’età che un individuo può sperare di raggiungere al momento della nascita. Come si è detto insieme alla mortalità infantile costituisce uno dei parametri più significativi delle condizioni sociali, economiche e sanitarie di un paese, configurandosi quindi non solo come un indicatore demografico, ma anche del livello di sviluppo di un paese. Essa varia non solo da luogo a luogo, ma anche nel corso del tempo in uno stesso luogo. 
Mentre soltanto un secolo fa essa era ovunque bassa, oggi il divario tra i paesi sviluppati e quelli del Terzo Mondo è aumentato moltissimo. Nell’Ottocento la speranza di vita in Europa occidentale era di poco inferiore ai quarant’anni, nei primi decenni del secolo successivo era raggiunta la meta dei cinquanta, oggi il valore medio si è attestato intorno ai settantacinque. Nei paesi sottosviluppati essa rimane invece inferiore ai cinquant’anni, pur con sensibili variazioni tra regione e regione e tra le diverse classi sociali. La speranza di vita, per quanto significativa, è comunque un dato teorico che presuppone un calcolo piuttosto complicato, essa determina infatti: l’età media alla quale morirebbe una generazione di nuovi nati se subisse, fino all’estinzione, la legge di mortalità per l’età dell’anno considerato.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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