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Norma Feshbach: il primo modello multidimensionale di empatia

Norma Feshbach: il primo modello multidimensionale di empatia


Il grande merito di questa autrice consiste nell’aver sviluppato, per la prima volta nella letteratura psicologica, un modello che, superando la visione dell’empatia come un’abilità monolitica, le attribuisce un carattere multidimensionale. Processi cognitivi e affettivi si integrano.
Feshbach elabora il primo strumento per rilevare la responsività empatica, il FASTE (Feshbach Affective Situation Test for Empathy).
Il modello multidimensionale di empatia
L’autrice, nelle sue ricerche, ha dedicato una particolare attenzione a tre aspetti: a) i risvolti sociali dell’empatia, osservando se essa fosse in grado di migliorare i rapporti interpersonali, inibendo l’aggressività e pro- muovendo il comportamento prosociale; b) gli sforzi per misurare l’empatia; e) il tentativo di elaborare programmi specifici per incrementare le capacità empatiche.
Feshbach sostiene che l’empatia coniughi al suo interno elementi cognitivi e affettivi e sia costituita da tre componenti.
Queste componenti coincidono con altrettante abilità che, svolgendo un’azione integrata, possono generare comportamenti empatici. Esse possono essere così definite e riassunte:
• la capacità di decodificare gli stati emotivi vissuti da altre persone;
• la capacità di assumere il ruolo e la prospettiva di un altro;
• la capacità di rispondere affettivamente alle emozioni provate da un ‘altra persona.
Le prime due componenti sono abilità cognitive, mentre la terza inserisce l’empatia in una dimensione affettiva ed emotiva.
Solo e soltanto se si prova dentro di sé l’emozione che l’altro vive, si può parlare compiutamente di esperienza empatica.
Adottando il quadro di riferimento piagetiano, che ha influenzato il modello di Feshbach, l’abilità di decentramento avviene con il passaggio allo stadio operatorio concreto, attorno ai 6 anni. È dunque a tale età che si verifica la responsività empatica. Nel corso dello sviluppo, con il progredire delle capacità cognitive, essa diventa sempre più frequente e accurata.

Il contributo dell’autrice tuttavia è eccessivamente restrittivo nella definizione, poiché esclude tutte le risposte affettive vicine non identiche a quelle osservate; per certi versi risulta semplicistico, poiché tratta le capacità cognitive coinvolte nell’empatia come costrutti monodimensionali, mentre la letteratura ha dimostrato il loro carattere multidimensionale.
Inoltre, il modello non spiega forme di condivisione affettiva rudimentali che compaiono nei primi anni di vita e che coinvolgono processi cognitivi più semplici.

Tratto da CHE COS'È L'EMPATIA di Anna Bosetti
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