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MODERNIZZAZIONE E SVILUPPO DELLE AREE ARRETRATE


Nel 2°dopoguerra, l'interesse della sociologia economica per le nuove nazioni che, a seguito del processo di de–colonizzazione, diventano indipendenti, e per i problemi di crescita economica, che tali paesi devono affrontare, contribuirà alla nascita di una nuova sociologia dello sviluppo, con la quale è sottolineata la rilevanza di fattori culturali e istituzionali come elementi che condizionano la possibilità di successo di politiche economiche a sostegno dello sviluppo.
Inoltre su queste basi prende forma la teoria della modernizzazione per la quale la modernità occidentale costituisce una sfida che spinge le società meno sviluppate sulla strada del cambiamento sociale. Tuttavia, all'interno di questo indirizzo, vi sono diversi approcci seguiti:
A) teoria della modernizzazione in senso stretto (anni '50 e '60) : sottolinea l'importanza dei fattori socioculturali e politici endogeni dei paesi meno sviluppati nel condizionare il cambiamento sociale. Dopo l'iniziale ottimismo sulla possibilità per i paesi arretrati di avvicinarsi al modello di società di quelli sviluppati, in seguito fu oggetto di pesanti critiche.
B) teoria della dipendenza (elaborata con riferimento all'esperienza dei paesi dell'America Latina) : i paesi più economicamente sviluppati esercitano pesanti condizionamenti sul cambiamento di quelli arretrati. Era però un filone che non teneva conto della crescente diversità che si manifestava nei processi di modernizzazione dei paesi del 3° Mondo;
C) Approccio della "political economy" comparata: pone al centro dell'attenzione il ruolo delle istituzioni politiche nel processo di modernizzazione, anche attraverso un confronto tra i paesi asiatici e quelli dell'America Latina.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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