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Educazione e lavoro educativo

Educazione e lavoro educativo


Nelle rappresentazioni degli educatori l’educazione sembra connotarsi dunque come naturale, come sociale come una particolare modalità attraverso cui si esprime e realizza la cura esistenziale. È un’ esperienza che avviene in famiglia, in istituzioni esplicitamente educative, ma anche nella vita diffusa, nelle situazioni e nei luoghi informali; è un’ esperienza che ognuno di noi può fare nell’ arco di tutta la sua vita. Essa ha poi a che fare con il cambiamento, delle persone e dei loro ambienti di vita; con l’acquisizione di linguaggi, regole e valori condivisi, ma anche con la trasmissione di contenuti e con esperienze di apprendimento individuale.
L’educazione non è “semplicemente” vita: quando la si riconosce, ripercorrendo momenti della propria esistenza, essa viene ritagliata, circoscritta in quanto esperienza che, indipendentemente da una sua precisa intenzionalità, se ne discosta perché introduce uno scarto rispetto alla vita di tutti i giorni, a quello che già si conosceva o a cui si era abituati. Si riconosce cioè il fatto che esse abbiano consentito di vivere un esperienza differente da quelle passate.
Secondo Massa, l’educazione è un «dispositivo» che, se presenta una dimensione esistenziale, tuttavia articola in una sua dinamicità spazi, tempi, linguaggi, simboli, corpi, separandosi dal fluire della vita.
L’educazione è un esperienza che richiede di essere istituita, problematizzando le sue finalità e riflettendo criticamente sulle modalità con cui perseguirle. e quindi operando di conseguenza. Dove con finalità intendiamo ciò cui intrinsecamente l’esperienza educativa tende ovvero un cambiamento nel rapporto soggettivo con l’esistenza; e con modalità intendiamo l’insieme di pratiche, procedure, mezzi, condizioni, che si mettono in atto per produrre tale cambiamento.
Ciò che consente di separare l’educazione dalla vita è il lavoro educativo svolto in luoghi e tempi deputati da professionisti dell’educazione.
“Pensare l’educazione che si fa” significa chiedersi, costantemente, quali siano le dimensioni che, nel loro intreccio, sostengono i processi di cambiamento soggettivo.

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