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Autori realisti post-1919

Weber: egli distingue tra:
1. etica della convinzione = quella degli individui e consiste nell’essere conformi con i propri comportamenti ai propri valori
2. etica della responsabilità = quella dei governanti, che devono considerare le conseguenze dei propri comportamenti  gli Stati non si comportano sempre nello stesso modo seppure in circostanze simili (“doppi standard”)
Reinold Niebuhr: egli è un “realista cristiano” e ritiene che l’uomo, in quanto individuo, sia un essere morale. È l’interazione nella società a corromperlo, perché nella società si scontrano questioni di potere.
Hans Morgenthau compendia la sua teoria delle relazioni internazionali in 6 principi di realismo politico:
1. la politica è radicata nella natura umana, i cui tratti fondamentali, immutati,  sono l’egocentrismo, l’amor proprio e la ricerca del tornaconto personale: Morgenthau parla di animus dominandi, dell’umana sete di potere, che spinge gli individui a ricercare non solo una posizione di vantaggio rispetto agli altri, ma anche uno spazio politico entro il quale vivere al sicuro dalle imposizioni politiche di altri. È questo l’aspetto della sicurezza e lo spazio politico massimo all’interno del quale essa può essere garantita è l stato indipendente. L’umano animus dominandi porta inevitabilmente gli individui ad entrare in conflitto l’uno con l’altro → da ciò deriva la concezione della politica di potenza: la politica è una lotta per esercitare il potere sugli altri; l’obiettivo immediato è il potere, e i sistemi per acquisirlo, conservarlo e mostrarlo determinano le tecniche del comportamento politico

Se desiderano godere di uno spazio politico libero da ingerenze o controllo stranieri, gli individui dovranno organizzarsi in uno stato abile ed efficace, mediante il quale difendere i propri interessi. Il sistema degli stati conduce, a livello internazionale, all’anarchia e al conflitto.
Il realismo politico ritiene che la politica sia governata da leggi oggettive che hanno la loro origine nella natura umana  per migliorare la società è necessario innanzitutto comprendere le leggi che la reggono
Ciascuna teoria politica deve essere sottoposta al duplice esame della ragione e dell’esperienza. Per il realismo, infatti, la teoria consiste nell’accertare i fatti e nel dar loro un senso per mezzo della ragione: esso presuppone che il carattere di una politica estera possa essere compreso solo attraverso l’esame delle scelte politiche e delle loro prevedibili conseguenze. Tuttavia, l’esame dei fatti non è sufficiente: per dare un senso alla materia grezza della politica estera, dobbiamo metterci nella posizione dello statista, domandandoci quali siano le alternative razionali possibili e quali egli probabilmente sceglierà in determinate circostanze.
2. la politica è una sfera di comportamento autonoma che non si può ridurre all’economia o all’etica: il concetto di interesse definito in termini di potere pone la politica come sfera d’azione e campo del sapere autonomo. Il realista politico è consapevole dell’esistenza e dell’importanza di modelli intellettuali diversi da quelli politici, ma non può fare altro che subordinare i primi ai secondi. Questa “difesa” dell’autonomia della sfera politica non significa ignorare l’esistenza e importanza degli altri modelli di pensiero: il realismo politico è basato su una concezione pluralistica della natura umana, per la quale l’uomo è un insieme di “uomo economico”, “uomo politico”, “uomo morale”, “uomo religioso”, ecc…e se vogliamo comprendere ogni aspetto dobbiamo analizzare ciascuno nei propri termini
3. ogni individuo è interessato alla propria sicurezza e sopravvivenza. La politica è l’arena dove questi interessi si confrontano e, prima o poi, si scontrano, degenerando in conflitto; a livello internazionale, la politica è l’arena dove si fronteggiano gli interessi conflittuali degli stati
4. l’etica delle relazioni internazionali è un’etica politica o situazionale, molto diversa dalla morale privata: lo statista responsabile dovrebbe cercare di fare non il meglio in assoluto, bensì il meglio che le circostanze del momento permettono. L’etica politica consente comportamenti che non sarebbero tollerati dall’etica privata. Morgenthau è critico nei confronti di quei teorici e di quei politici (come Wilson) che ritenevano necessario rendere l’etica politica conforme a quella privata: quel modo di vedere è un grave errore intellettuale, perché non riconosce l’importante differenza tra la sfera pubblica della politica da una parte, e la sfera privata, quella della vita individuale, dall’altra. Tale politica si rivelerebbe fallimentare anche sul piano morale, dal momento che sui capi politici grava la responsabilità di garantire la sicurezza e il benessere dei loro concittadini. 

A volte può essere necessario scegliere tra 2 beni il maggiore, o tra 2 mali il minore: per i realisti , questa tragica situazione è uno degli aspetti caratteristici della politica internazionale, soprattutto in tempo di guerra.
Prudenza, moderazione, discernimento, risolutezza, coraggio sono le virtù cardinali dell’etica politica; esse non precludono il ricorso ad azioni riprovevoli, anzi, riconoscono l’inevitabilità dei dilemmi morali nella politica internazionale.
Il realismo sostiene che i principi morali universali non possono essere applicati alle azioni degli stati nella loro formulazione generale e astratta, ma devono essere filtrati dalle circostanze concrete di tempo e luogo.
5. i realisti respingono l’idea che certe nazioni possano imporre la propria ideologia ad altre nazioni, perché sarebbe un’attività pericolosa, suscettibile di mettere a repentaglio la pace e la sicurezza internazionali e di ritorcersi, alla lunga, sul paese stesso: tutte le nazione sono tentate di presentare le proprie aspirazioni particolari come fini morali universali. Ma una cosa è sapere che le nazioni sono soggette alla legge morale e un’altra è pretendere di sapere con certezza cos’è bene o male nelle relazioni fra di esse.
6. governare è un’attività assennata che si basa sulla profonda consapevolezza dei limiti e delle imperfezioni umane: le buone intenzioni di uno statista non ci permettono di concludere che la sua politica estera sarà moralmente lodevole o che avrà successo sotto il profilo politico → ESEMPIO: la politica di appeasement di Neville Chamberlain era ispirata da buone intenzioni, ma ha contribuito a rendere inevitabile la Seconda Guerra Mondiale e a gettare milioni di uomini in immense sofferenze.
La teoria realista, inoltre, evita l’errore che consiste nel ricondurre la politica estera di uno statista alle sue simpatie filosofiche o ideologiche: il realismo politico richiede una netta distinzione fra ciò che è desiderabile sempre e ovunque e ciò che è possibile in circostanze di tempo e di luogo concrete. È ovvio che non tutte le politiche estere hanno sempre seguito un corso così razionale, oggettivo e freddo; specialmente laddove la politica estera è sottoposta al controllo democratico, il bisogno di procurarsi il sostegno del sentimento popolare non può fare a meno di incrinare la razionalità.
 Raymond Aron: è un “realista eterodosso”, in quanto critica a Morgenthau di aver esagerato con le semplificazioni riguardo alla definizione di potere. Aron, infatti, ritiene che si debbano tenere in considerazione anche le basi ideologiche degli stati  le relazioni internazionali sono più violente quando queste ideologie non sono condivise ed esistono, pertanto, sistemi eterogenei.

Ci occupiamo ora del realismo strategico esemplificato dal pensiero di Thomas Schelling: il realismo strategico concentra l’attenzione sui processi decisionali della politica estera. Schelling considera la diplomazia e la politica estera, in particolare quella delle grandi potenze, un’attività razionale-strumentale che può essere compresa più a fondo con l’ausilio di un tipo di analisi logica definito “teoria dei giochi”.
Uno dei principali concetti utilizzati da Schelling è quello di minaccia: la sua analisi riguarda, infatti, i modi in cui gli statisti possono affrontare razionalmente la minaccia e i pericoli di una guerra nucleare. Egli identifica e sviscera vari meccanismi, stratagemmi e mosse che, se attuati dai protagonisti della scena politica, possono promuovere la collaborazione ed evitare una catastrofe in un mondo conflittuale di stati dotati di armi nucleari.
Uno degli strumenti cruciali della politica estera per una grande potenza (→ USA) è la forza militare. Schelling osserva che c’è una differenza sostanziale tra:
1. forza bruta: ha successo quando viene usata, mentre la capacità di colpire è più efficace quando viene tenuta in serbo
2. coercizione: affinché sia efficace, è necessario che i nostri interessi e quelli del nostro avversario non siano totalmente contrapposti. La coercizione, infatti, è un metodo per portare un avversario sul terreno della contrattazione e indurlo a fare ciò che noi vogliamo che faccia senza essere obbligati a costringerlo, e cioè ad usare la forza bruta.
Il realismo strategico presuppone valori e comporta implicazioni normative. Ma, a differenza del realismo classico, non le esamina né le esplora: i valori sono assunti come dati e trattati strumentalmente.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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