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La discronia di Wells


Mentre l'utopia preferisce costruire il suo mondo ideale spostandosi di luogo, la distopia ama  l'avanzamento temporale: si dovrebbe, a rigore, chiamarla discronia. La distopia nasce dai dubbi sul mito del progresso, già nell'Ottocento. Ci si domanderà fino a che punto le macchine sono i veri  servitori e non i padroni, o se si avrà una nuova rivoluzione a vantaggio di una nuova classe.

In The Time Machine (1895) di Wells, il viaggiatore del tempo approda nell'anno 812.701, ma il perfetto stato presenta già sintomi di declino: la serenità è debolezza, le attività ristagnano. Di notte, inoltre, escono dal sottosuolo i bruti Morlock. Come l'autore dichiara, il divario tra abbienti e non è destinato ad allargarsi: con la costruzione di fabbriche sotterranee, alla fine in superficie vi saranno i ricchi, che continueranno a vivere tra i piaceri, e nel sottosuolo i poveri e gli operai.

Qualche anno dopo Wells pubblica When The Speeper Wakes (1899), in cui Graham, caduto in catalessi, si risveglia nel 2010. La cosa più interessante è l'ambiente tecnologico avveniristico che, con le Città del piacere e della repressione fisica, anticipa le distopie di Huxley e Orwell, e coglie la tendenza dell'accentrarsi dell'impero economico nelle mani di sempre meno individui.

Tratto da "SCRITTURE DELLA CATASTROFE" DI MUZZIOLI di Domenico Valenza
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