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Sensibilità e specificità di uno strumento


Uno strumento per essere utile deve contare su due caratteristiche: la sensibilità (cogliere tutti i fenomeni oggetti d’interesse) e la specificità ( classificarli correttamente); ma è raro avere uno strumento che sia l contempo sensibile e specifico, lo sperimentatore è sempre costretto a scegliere l’una caratteristica o l’altra; se si privilegia la sensibilità si avrà uno strumento capace di cogliere tutti i fenomeni d’interesse, ma saranno inclusi anche fenomeni che in realtà non interessano al ricercatore; se si privilegia la specificità si avrà uno strumento che coglierà realmente ciò che si cerca, ma il prezzo da pagare è che una parte dei fenomeni d’interesse non verranno rivelati.
Le sedute trascritte sono siglate in prima battuta dal terapeuta, secondo le istruzioni di codifica contenute nel manuale; successivamente tutto viene revisionato dal terapeuta e da un revisore esterno, per assicurare la corretta applicazione del manuale di codifica, in modo da evitare errori legati al paziente, al terapeuta o ad entrambi e per ridurre al minimo una doppia interpretazione delle unità di codifica.
Le sedute sono infatti suddivise in unità di codifica, con tale termine si intende ogni singola locuzione di ciascun parlante, compresa tra la precedente e la successiva dell’altro interlocutore.
Si ci può avvalere dell’ausilio del video per dirimere eventuali dubbi del trascritto, dunque esso ha solo lo scopo di chiarire eventuali dubbi o passaggi già presenti nell’audio, dunque trascritti, e non per considerare le informazioni di natura esclusivamente video, per esempio gestualità e linguaggio non verbale, assenti nel trascritto.
Vi è poi la valutazione dell’accordo attraverso il test K di Cohen, in cui la misura dell’accordo è compreso tra un intervallo di 0 (nessun accordo) e 1 (accordo completo); generalmente un accordo >0,60 è considerato soddisfacente, >0.70 buono, >0.80 molto buono.
Grazie alla minuziosa riflessione a freddo sui trascritti, spesso il terapeuta nota l’esistenza di sue proprie transizioni da un sistema motivazionale all’altro, che non aveva notato al momento del loro verificarsi, lo stile relazionale motivazionale del terapeuta ha una notevole influenza, positiva o negativa, sul processo terapeutico: è necessario, dunque, per il terapeuta divenirne consapevole.
Ogni SMI oggetto di codifica deve essere attribuito chiaramente all’uno o all’altro interlocutore e mai a terzi; il paziente viene definito con P e il terapeuta con T; i trascritti devono avere almeno 3 cm di margine al lato per apporre, se necessario, le sigle di più codici a fianco di ciascuna unità di codifica.
Nelle trascrizioni, è utile che siano segnalate le pause di silenzio, con puntini di sospensione, se superiori a 20 secondi; tra parentesi, dovranno anche essere segnalate le espressioni non verbali di emozioni intense o rumori che interrompono il fluire del dialogo!
E’ inevitabile che vi sia perdita di informazione tra il trascritto e l’esperienza diretta, visiva e soggettiva, che manca a livello non verbale: tale perdita di informazione non è tanto rilevante da impedire un soddisfacente accordo circa l’attivazione degli SMI; fa eccezione il sistema di accudimento, in cui l’esperienza in prima persona è importantissima.
Non dovranno essere assegnati codici ad unità di codifica composte da parole singole, poiché sarebbe impossibile ridurre l’ambiguità.
Al margine sinistra, verranno posti i codici relativi ai 7 sistemi motivazionali e le eventuali transizioni da un sistema motivazionale all’altro, e pure i codici che indicano Rel se la motivazione è rivolta direttamente all’interlocutore del dialogo, o Nar se invece compare nel racconto di interazioni con altri o comunque in racconti nei quali l’interlocutore non appare tra i protagonisti: tale distinzione è importantissima,; è preferibile omettere la loro assegnazione, piuttosto che assegnarli in maniera errata.
Dopo la seconda lettura, è opportuno rileggere il trascritto almeno una terza volta; in caso di dubbi e complessi, può essere utile rileggere il trascritto anche più volte; le letture del trascritto possono essere guidate da “parole guide” che suggeriscono la presenza di indicatori di ciascuno SMI; la lista degli indicatori degli SMI è suddivisa in “indicatori verbali” e “indicatori non verbali”.

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