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Il cinema di Ermanno Olmi


Nato da famiglia contadina, si trasferisce giovanissimo a Milano per impiegarsi presso la Edison Volta: ne organizza il servizio cinematografico dirigendo - tra il 1953 ed il 1961 - una trentina di documentari. Nel frattempo, debutta nel lungometraggio con "Il tempo si è fermato" (1959), ove si narra dell’amicizia fra uno studente ed un guardiano di diga, nell’isolamento e la solitudine dell’alta montagna; un biennio più tardi, il Nostro conquista i favori della critica con "Il posto", garbata operina sulle aspirazioni di due giovani alle prese con il loro primo impiego.L’attenzione al quotidiano, alle cose minute della vita, viene ribadita nel successivo "I fidanzati" (1963), vicenda d’ambiente operaio viziata da qualche cedimento all’intimismo: è poi la volta di "...E venne un uomo" (1965), biografia di Giovanni XXIII per fortuna non inficiata da tentazioni agiografiche.  Unico film degli anni ’70 è il corale "L’albero degli zoccoli" (1977), Palma d’oro al Festival di Cannes. L'albero degli zoccoli" è la storia di una cascina lombarda sul chiudersi dell’800, delle sue consuetudini e dei suoi costumi. Una cultura rurale nobile e compatta, segnata nel flusso delle stagioni da obiettivi puri ed essenziali, da sposalizi e da nascite, furberie e sacrifici, necessità prioritarie ed inavvertibili vizi, da Dio e dalla terra. Senza una vicenda che guidi tutte le altre, s’intrecciano il travaglio di una vedova con troppi figli da sfamare e le favole raccontate intorno al fuoco notturno tra gli odori delle stalle, la gioia di un amore novello ed il tormento di un allevatore, allontanato dal padrone insieme alla sua famiglia dopo aver troncato un albero, affinché il figlio avesse un paio di zoccoli con cui andare a scuola. L’albero, come in una lezione neorealista, è il simbolo della distanza che separa il padrone dal suo contadino, un crepaccio che divide due universi ideologici, morali e religiosi. Le differenze che la borghesia populista non fu mai in grado di cogliere, sono la sostanza di questo capolavoro. L’arte sola erige un ponte tra il pensiero borghese e la tradizione contadina, come i movimenti armonici di Bach, unica colonna sonora, realizzano un dualismo sacro e liturgico con l’oscillazione emotiva delle esperienze quotidiane. Ermanno Olmi ha infuso in quest'opera tutte le sue origini, divenute così l' ingrediente primario di un’opera che narra la quotidianità della vita contadina come un evento fiabesco. Tuttavia nel film non mancano neppure quegli elementi realistici derivanti dalle prime esperienze di documentarista dell'autore. Olmi ha scelto quindi i suoi interpreti tra i volti virginei della comunità agreste, prodigiosi attori non professionisti che hanno saputo dare forma ad un mondo permeato dalla loro passione per la vita.

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