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APPROFONDIMENTI

Totalitarismo, democrazia, etica

13/04/2011

Totalitarismo, democrazia, etica

Totalitarismo, democrazia, etica, sono fra le parole oggi maggiormente abusate, strumentalizzate, monopolizzate, rese didascalie al servizio di interessi specifici e quindi annichilite nel loro significato concettuale, nella loro potenzialità di essere allusioni a ragionamenti che non si riducono in loro stesse. Di fronte a questa problematica, è urgente (ma ancora possibile?) recuperare la dimensione alludente, metaforizzante delle parole, a partire da quelle che (come le suddette) maggiormente incidono sulla costruzione del mondo.

Per analizzare il totalitarismo è, preliminarmente, necessario darne un’articolata definizione, poggiante sullo svolgimento delle seguenti tematiche: investigare le origini storico-filosofiche del fenomeno e le condizioni che ne favoriscono l’insorgere; distinguere tra una forma materiale (basata su istituzioni concrete) ed una forma coscienziale (basata sull’indottrinamento delle coscienze) di manifestazione del fenomeno; cercare di stabilire dei parametri tramite i quali poterne riconoscere la presenza. A tal fine risulta particolarmente utile un approccio pluridisciplinare alla tematica, utilizzando contributi derivanti dalle scienze politiche, dalla sociologia e, soprattutto, dalla filosofia (in tale versante risultano illuminanti le ricerche arendtiane e della prima Scuola di Francoforte).

Il XX secolo è stato contrassegnato dal fenomeno del totalitarismo quale forma di malattia politico-sociale; le chances di superamento di tale male sono, abitualmente, affidate alla democrazia, ma, per non fare di questa una mera etichetta priva di un effettivo contenuto democratico, è indispensabile indagarne il significato teorico e le forme d’attuazione pratica, attraverso un excursus sulle più significative proposte filosofico-politiche di superamento della problematica totalitaria e di genesi di una società autenticamente democratica

La costruzione di una società pacificata necessita di solide fondamenta etiche e politiche, valoriali ed istituzionali; in tale processo l’etica può porsi come la “bussola” della politica, svolgendo così la sua insostituibile funzione pubblica. Non a caso, le più recenti argomentazioni in tal senso, si muovono, allo stesso tempo, nella dimensione dell’etica ed in quella della politica: dal movimento di riabilitazione della filosofia pratica alla disputa tra liberalismo e comunitarismo, rispetto alla quale il neocontrattualismo sembra poter fungere da strumento di mediazione, dal movimento dell’etica della (co)responsabilità a quello dell’apertura all’alterità.

Grazie alla comprensione della costituzione antropologica basilare (pertanto universale, fintantoché eventualmente non muterà la configurazione dell’uomo), è possibile passare da una prospettiva filogenetica ad una ontogenetica, attraverso la quale inquadrare i processi di modernizzazione (in particolar modo quello principale: la globalizzazione), nei quali sono insite molteplici tematiche di carattere etico, politico e giuridico, il tutto, dalla prospettiva antropologica di un uomo che, immerso in una società globalizzata e interculturale, è portato a riflettere sulla questione della propria e dell’altrui identità, ovvero, del rapporto con l’altro in un orizzonte di reciproco rispetto.


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