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APPROFONDIMENTI

Vi riconosceranno da come vi amerete

23/09/2005

Vi riconosceranno da come vi amerete

Pensando a Frere Roger
In un suo fortunato e discusso romanzo, il grande cantautore e poeta canadese Leonard Cohen scriveva: “Che cosa è un santo? Un santo è qualcuno che ha realizzato una remota possibilità umana. E’ impossibile dire quale sia questa possibilità. Credo che abbia qualcosa a che fare con l’energia dell’amore. Dal contatto con questa energia scaturisce l’esercizio di un certo tipo di equilibrio nel caos dell’esistenza ” (1).

Era nato in Svizzera novant’ anni fa Fratello Roger, il monaco ucciso il 16 Agosto 2005 mentre stava pregando nella chiesa della comunità di Taizè, da lui fondata negli anni ’40, come luogo di accoglienza per rifugiati, allora soprattutto ebrei. Successivamente, con il termine della guerra, Taizè divenne un luogo di incontro e di riflessione per giovani, sempre più numerosi, in cerca di pace e ristoro spirituali. Taizè si trasformò in una comunità ecumenica, dove un gruppo di “fratelli”, sia cattolici che protestanti, provenienti da tantissime nazioni, decisero di vivere insieme una vita semplice, indossando un “semplice” abito bianco e radunandosi tre volte al giorno per la preghiera. I “fratelli” di Taizè portarono il proprio contributo ai più poveri, ai diseredati della Terra, aprendo delle comunità un po’ in tutto il mondo, dall’Asia all’America Latina.

Sono stato a Taizè alcuni fa, con degli amici. Ricordo la sensazione che provai appena giunto: lo spaesamento di chi si trova in mezzo a persone di tradizione e lingua diverse dalle proprie (erano migliaia i giovani presenti!), con il disagio, poi colmato, di non riuscire a comunicare, e la convinzione di essere in un luogo particolare, unico; ma soprattutto rammento la pace, la tranquillità che ti avvolgeva totalmente l’animo quando varcavi la soglia della chiesa, una chiesa semplice, ma con un incredibile amore per la bellezza e per l’arte in ogni suo minimo dettaglio.
La cosa più commovente era lo sguardo di quell’uomo piccolo, apparentemente fragile, che guidava la preghiera dei monaci ; uno sguardo dolce, da bambino stupito e grato alla vita, uno sguardo ricolmo d’amore e di gioiosa, raccolta tenerezza.
Fratello Roger era l’uomo della fiducia e della speranza; in una sua pagina di diario, scriveva: “La mia vita consiste nel discernere negli altri ciò che li devasta, ciò che li rallegra, e nel comunicare con la sofferenza e con la gioia di tutti ”(2).

Ho sempre creduto che la pace, di cui tanto si parla, spesso in modo improprio, sia il frutto di una ricerca, di una volontà, che deve partire dalla quotidianità della vita, dalla semplicità delle nostre scelte giornaliere, da un atteggiamento individuale nei confronti dell’esistenza. Si crede che debba derivare dalle scelte dei “potenti della terra”, ma a volte questa è una scusante, un modo per delegare ad altri una responsabilità che invece appartiene ad ogni uomo.
Fratello Roger aveva fatto della ricerca della pace e della fratellanza tra gli uomini la missione della propria esistenza. Per questa ragione lascia perplessi il modo brutale in cui la sua vita è stata spenta. Nello stesso tempo, però, la morte di questo “umile servo del Signore” deve farci riflettere: ha in sé, da un lato, il mistero di una santità vissuta fino in fondo, fino all’estremo spargimento del sangue; e dall’altro, si unisce alla vicenda terrena di uomini come Gandhi e Martin Luther King, che per un mondo migliore hanno lottato, pagando di persona il coraggio delle proprie idee e scelte.

In un mondo dominato dall’odio, dove troppo spesso i telegiornali ci raccontano di omicidi, stragi terroristiche, stupri, guerre, ci si può chiedere: a cosa serve ricordare questi “operatori di pace” ? Tanto, cosa rimane del loro messaggio, della misteriosa “energia dell’amore” che hanno voluto portare su questa terra dilaniata?
Sta a noi, ogni giorno, dare una risposta, nella convinzione che ciò che ci hanno lasciato in eredità debba continuare, nonostante tutto.

Che la loro luce non si spenga, nei nostri cuori spesso troppo distratti e sfiduciati.


NOTE
(1) Leonard Cohen, Beautiful losers (a cura di Simone Barillari), Fandango S.R.L, Roma 2003, p.120
(2) Frere Roger di Taizè, Il suo amore è un fuoco. Pagine di diario, Editrice Elle Di Ci, Castelnuovo don Bosco (Asti) 1997, p. 26


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