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APPROFONDIMENTI
Le emozioni allo stato libero: i benefici dell’arte-terapia e l'ascolto del silenzio
di PASQUALINA CANNONE
Il processo di arte-terapia si basa sul riconoscimento che i pensieri e i sentimenti fondamentali dell’uomo, sono derivati dall’inconscio e spesso raggiungono la loro espressione nelle immagini piuttosto che nelle parole.
Il linguaggio creativo utilizza spesso, il simbolo come suo veicolo dall’interno all’esterno, rispettando il principio secondo cui solo ciò che è rimosso è simboleggiato, in quanto, il simbolo sta per il rimosso. Del resto lo stesso Freud aveva in precedenza osservato che il dare concretezza plastica alla ideazione simbolica alleggerisce o fa defluire in canali diversi la tensione prodotta dalla rimozione. E’ noto fin dall’antichità come l’espressione artistica e, in una certa misura, anche la fruizione, il godimento dell’opera d’arte costituiscono un mezzo molto efficace di regolazione dell’attività emozionale e contribuiscono in maniera non trascurabile alla definizione del benessere psicofisico individuale.
I mezzi tecnici su cui l’esercizio delle arti-terapie risulta applicabile sono vari ed implicano, spesso, differenti sistemi comunicativi e una diversa attività di regolazione delle emozioni. L’uso del messaggio pittorico, musicale, della danza, del teatro e della parola scritta, ora come la poesia, ora come diario, implicano naturalmente l’impiego di...[continua]
Il "Racconto" di Italo Calvino
di SALVO AIELLO
Con lui stiamo uscendo dal neorealismo. È uno scrittore cosmopolita, che nasca a Las Vegas, a Cuba nel 1923: ma dal 1964 risiede a Parigi e ama molto New York. Nei suoi romanzi si parla di luoghi non riconoscibili, tranne nel “Sentiero dei nidi di ragno” che è ambientato in Liguria, come molte città di “Città invisibili” (1973). Il suo cosmopolitismo si collega al suo essere illuminista: sia perché figlio di scienziati , che per il suo continuo razionalismo e la ricerca di una prosa esatta, che comunque non contraddice la sua vena fantastica poiché la considera un “coefficiente della ragione”.
Calvino si laurea in lettere nel 1947, con una tesi su Joseph Conrad e inizia un’attività giornalistica ed editoriale: dal 1946 al 1956 collabora all’Unità ed al “Politecnico” di Vittorini. Esce dal PCI nel 1956, a seguito dell’invasione dell’Ungheria; lavora come collaboratore all’Einaudi, sostituendo il suicida Pavese. Da questo nasce “I libri degli altri” (1991) una selezione del suo epistolario editoriale; tra il 1959 ed il 1967 è condirettore, con Vittorini, del “Menabò”.
Muore improvvisamente nel 1985, quando stava preparando “Sei lezioni americane” da tenere ad Harvard e “Sotto il sole giaguaro”, uscite postume ed incompiute. La misura narrativa di Calvino è il racconto, dall’apologo alla fiaba, al racconto filosofico. Il suo primo romanzo è “Il sentiero dei nidi di ragno” del...[continua]
Metachiasma ed Erotismo Ontologico
di EMANUELE ANDREOLI
"La carne é impensabile. La sua stabilità è proporzionale alla nostra incapacità di vederne le incessanti deviazioni: cosí è continuamente retroflessa, identificata. Tuttavia, non essendo mai completamente, è irriconoscibile. La carne non si specchia. Se lo facesse, non si riconoscerebbe. Ma è tra gli specchi che potremmo scorgerne l’ombra, sempre spezzata, sfuggente, sfigurata, sempre tradita nelle singole manifestazioni, sempre promessa tra le relazioni, le prospicienze. Diviene, si...[continua]
La Cena in Emmaus di Caravaggio
di CHIARA SEMERARO
Quante volte siamo entrati in una Pinacoteca o in un museo senza una meta, alla ricerca di un’ispirazione o semplicemente di un po’ di svago, soffermandoci su ogni quadro non piu’ di un paio di minuti. Pare quasi che non ci si voglia o possa mai fermare, immersi nella frenesia di una società che chiede sempre di piu’, fermarsi per gioire, per soffrire, per ridere, per sorridere, fermarsi per riflettere, ascoltare, pensare, elaborare, fare nostro… fermarsi ad assaporare l’arte che in fin dei conti racchiude tutto questo e molto di più. La Cena in Emmaus in mezzo a tutto questo via...[continua]
“Un vestito di cenere” A colloquio con Adriano Sofri nel carcere di Pisa 1
di LAURA TUSSI
L’Autore, a colloquio con Adriano Sofri, nel carcere di Pisa, non è intenzionato a riesumare carteggi e vicissitudini giudiziarie, a seguito dell’omicidio Calabresi, di cui tanto si è scritto, parlato, discusso. L’intento ultimo del libro è di carattere pedagogico e descrittivo, in una pacata denuncia, nella narrazione discorsiva, della realtà carceraria. L’accezione pedagogica della struttura del testo assume una valenza pregnante, in quanto l’intera descrizione si...[continua]
Caro Fabrizio
di STEFANO GALAZZO
E’ triste abitudine commemorare i grandi artisti, o in generale gli uomini che hanno contribuito al miglioramento della società, nel giorno in cui sono scomparsi, quasi a dire, ahimè!, che un genio, per essere riconosciuto tale, deve prima lasciarci orfani. A me piace ricordarli nel giorno della loro nascita, perché da allora sono entrati nella vita del mondo divenendone parte fondamentale.
E’ con questo spirito, caro Fabrizio, che oggi, 18...[continua]