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APPROFONDIMENTI

Libertà DA e libertà DI

07/11/2012

Libertà DA e libertà DI

“Libertà” è uno tra i termini più usati e abusati nel panorama linguistico attuale.
Se ne fa uso, specialmente, in relazione alla vita privata dei singoli e alle condizioni sociali di alcune categorie di individui.
Nei sopracitati casi si fa uso del termine “libertà” in due accezioni differenti ma, a mio avviso, indissolubilmente legate tra loro.
Farò un esempio per chiarire meglio ciò che intendo.
Esaminiamo la seguente asserzione:
“Lucia non vuole intromissioni nelle sue scelte in merito alla sua festa di compleanno, vuole essere libera DA condizionamenti”
In questo caso parliamo di un tipo di libertà che riguarda la sfera intima dell’individuo, la vita privata: il soggetto vuole essere lasciato libero di scegliere e decidere come meglio crede per se stesso e in merito ad ambiti che riguardano lei o lui e il suo personale percorso esistenziale. Vuole essere libero da impedimenti che ostacolino il suo personale progetto di vita.

Ben diverso il tipo di “libertà” cui, invece, si riferisce quest’altra asserzione:
“In Italia le donne, prima del 1946, non erano libere DI votare”
In quest’altro caso si parla della libertà di esercitare un diritto, una libertà non più meramente privata ma sociale, politica e che ha ripercussioni nella sfera pubblica.
Nella letteratura si è soliti definire la prima “libertà dei moderni” e la seconda “libertà degli antichi”:
la prima pone al primo posto l’individuo e il suo diritto di vivere come meglio crede, di compiere le sue scelte personali senza intrusioni o impedimenti dall’esterno; la seconda pone, invece, l’accento sulla vita sociale e comunitaria e sul diritto dei singoli di non esserne esclusi, di partecipare in modo più o meno attivo alle decisioni pubbliche. Quest’ultima accezione di “libertà” è in voga, soprattutto, tra i filosofi di matrice comunitarista e neoaristotelica i quali, appunto, pongono in primo piano l’importanza della vita comunitaria.
Il primo tipo di “libertà” ha preso prepotentemente piede soprattutto nel corso del secolo scorso con il progressivo venir meno della partecipazione attiva alla vita politica e il crescente ritirarsi dell’individuo nella sfera privata.
Prima la felicità faceva parte di una visione globale dell’esistenza che non separava così nettamente la sfera pubblica da quella privata: il vivere bene dell’individuo era in buona parte legato al viver bene pubblico, socialmente inteso, al viver bene della società in cui era inserito. Nel corso del ‘900 e via via sempre di più ha preso corpo una cesura piuttosto netta tra felicità e libertà private e la salute pubblica: ognuno cerca di essere felice e libero nel suo privato a prescindere da ciò che accade nella società in cui vive.
Ma è davvero possibile? I due concetti di “libertà” possono sopravvivere disgiunti l’uno dall’altro?


Non mi soffermerò sul concetto di felicità che, secondo me, è ed è giusto che sia un concetto privato; ma per quanto riguarda la “libertà” è davvero possibile essere liberi nel privato se non lo si è anche (e forse primariamente) a livello sociale e politico, cioè pubblico?
È possibile essere liberi DA se non si è anche liberi DI?
Esaminiamo il seguente esempio: Luca e Marco sono una giovane coppia gay che desidera sposarsi.


Gli omosessuali, attualmente, in Italia non hanno il diritto di sposarsi.
Essi non sono liberi DA interferenze (in questo caso statali) nel loro personale piano di vita in quanto non è permesso loro di perseguire un loro desiderio privato.
Come potrebbero, in qualche modo, cambiare le cose o, quanto meno, provarci? L’unica strada sembra l’approvazione di una legge politica che riveda il diritti degli omosessuali. Ma se essi in quanto omosessuali non fossero liberi DI prendere parte alla vita politica allora non potrebbero dire la loro opinione e non potrebbero nemmeno, eventualmente, votare una legge in loro favore, legge che potrebbe avere un’importantissima ripercussione sulla loro vita privata e, quindi, potrebbe renderli liberi DA intromissioni esterne nei loro progetti di felicità personali e privati.
Analogo quest’altro caso: Maria vorrebbe iscriversi all’Università per realizzare il suo sogno di diventare medico ma economicamente ha gravi difficoltà.
Nella sua privata esistenza quotidiana Maria può anche essere libera e vivere come meglio crede ma, di fatto, la sua libertà DI frequentare l’Università è condizionata dalle sue possibilità economiche e, quindi, il suo personale piano di vita non è svincolato da condizionamenti esterni alla volontà di Maria.

Solo pubblicamente può essere definita o ridefinita la possibilità di destinare aiuti pubblici agli studenti meno abbienti. Poniamo il caso che un Partito politico sia a favore di sussidi a studenti economicamente svantaggiati ma meritevoli; se questo Partito vincesse le elezioni Maria potrebbe frequentare l’Università e, quindi, realizzare il suo sogno e il suo progetto di vita.

Se a Maria, tuttavia, fosse impedito di prendere parte alla sfera pubblica ella non potrebbe dire la sua e tentare di modificare la sua condizione.
Pertanto, intento del mio articolo, è dimostrare che è nella sfera pubblica che vengono definiti i confini della libertà della sfera privata ed è, dunque, una mera illusione credere di essere liberi nel privato isolandosi o disinteressandosi del pubblico.


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