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Grazia in "Europa '51" di Rossellini



Il cambiamento di Irene è anche fisico: inizialmente è una donna elegante e distratta (sguardi di sfuggita), si muove in continuazione e la mdp fa complessi movimenti per seguirla; poi si spoglia degli accessori lussuosi e viene progressivamente illuminata da una luce aureolare : sapiente fotografia: primi piani di lei soffusa di luce, bianco e nero classico del prologo che cede il posto a una fotografia di contrasti, con granulosi esterni reali e illuminazione da noir degli interni borghesi; Irene che soffre sembra un’icona, mentre il volto del marito è oscurato da ombre.
Progressione che si scorge anche nei vari “ritorni a casa”: inizialmente Irene ha un’andatura sicura e guarda appena le domestiche; poi ha un’andatura incerta, entra in casa curva, come un’estranea.
Stesso discorso per lo sguardo: durante il film Irene impara a guardare. Inizialmente ci sono scavalcamenti di campo e soggettive errate; ma da dopo l’incidente Irene sa guardare Michel; e dopo la sua morte sa vedere la borgata; e infine impara a guardare se stessa, e si rivede nei sofferenti e nelle alienate. Segue le tappe di una via crucis.
Composizione dell’inquadratura che nella scena del dialogo col prete (la più manomessa) conserva sempre il contrasto fra i due, con lei illuminata dalla grazia e lui che ne è escluso. : le varianti ottengono di modificare il parlato, ma non possono nulla sulla sostanza del film

Tratto da "LE VARIANTI TRASPARENTI". LA BERGMAN E ROSSELLINI di Marco Vincenzo Valerio
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