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Verismo e futurismo nel cinema muto italiano


Dalla metà degli anni trenta con "Sperduti nel Buio" (perduto) di Nino Martoglio si comincia a raccogliere l’eredità della tradizione letteraria e pittorica nazionale indicando la strada da percorrere per il nuovo cinema italiano.  L’opera fa parte di una trilogia di cui è presente anche un Teresa Raquin, è una corrente naturalista che differisce diametralmente dalle tendenze vincenti che promuovono una letteratura simbolista e dannunziana. Il solo film superstite è Assunta Spina che fa da ponte con la tradizione della pittura dei macchiaioli toscani e fissa un punto che si rivelerà fondamentale in quella che sarà la vocazione del cinema italiano.

Il Verbo futurista
Il futurismo nonostante le potenzialità del mezzo, non riesce a farlo proprio; tuttavia ne è influenzato assimilando la procedura cinematografica di scomponimento e ricomponimento della realtà, utilizzo dei primi piani, taglio eccentrico dell’immagine, costruzione interna al quadro. I futuristi affermano con fermezza l’autonomia artistica del cinema.  Il cinema è il mezzo che può portare avanti il verbo futurista di abolizione di spazio e tempo tradizionali: il film può essere la risposta alla ricerca dell’opera d’arte totale. Vita futurista unico film realizzato da futuristi nel 1916 è andato perduto; il documento più importante pervenutoci è “il manifesto della cinematografia futurista”  in cui si pongono le basi per una poetica che sarà la partenza delle avanguardie future, ma rivela la mancanza di competenze tecniche per sfruttare il mezzo.  Sono stati effettuati esperimenti di film astratti cercando una “sinfonia cromatica”, ma gli esperimenti muoiono sul nascere stroncati da Boccioni. Si è osservata una concordanza tra Amore Pedestre di Fabre e Le basi di Marinetti, per questo si parla maggiormente di cinema come ispirazione ai futuristi.  Thais di Bragaglia è l’unico film che si può tentar di far entrare in un’ottica futurista dato il tentativo di materializzare i sogni della protagonista attraverso l’uso di linee e simboli. Il progetto cinematografico futurista fallisce per la mancanza di competenze tecniche e dall’impossibilità di conciliare le ragioni industriali, produttive e distributive con quelle della poetica del gruppo.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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