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La spartizione dell'Africa

La spartizione dell'Africa

Nella maggior parte dei casi il passaggio dalle forme di dominio indiretto a quello diretto avvenne tramite accordi con il potere locale. In alcuni casi le elite al potere decisero di cedere il governo agli europei per il proprio tornaconto personale; nella maggioranza dei sai invece i governanti neri si resero semplicemente conto dell’inutilità di affondare una guerra persa in partenza e decisero di accettare il protettorato europeo allo scopo sia di evitare inutili spargimenti di sangue, sia per continuare governare il proprio popolo evitandogli così l’amministrazione straniera diretta. Gli europei dal canto loro necessitavano dell’apparato locale per governare gli immensi territori africani e, chi più chi meno, cercarono ove possibile, di delegare a questi molte delle funzioni amministrative. Un poeta senegalese sintetizzò con questa metafora la necessità di piegarsi agli europei, anche per cogliere qual che il colonialismo aveva di buono da offrire: “Se gli europei sanno uccidere con efficacia, essi sanno anche curare con la medesima arte”.

In moltissimi altri casi invece fu necessario intraprendere vere e proprie guerre, e mantenere anche dopo una certa presenza militare per prevenire le rivolte. Alcuni stati africani si batterono con incredibile tenacia, ma, se si eccettua il caso dell’Etiopia contro l’Italia, i loro sforzi furono vani contro un nemico che disponeva già di armi come la mitragliatrice.

Al momento del congresso di Berlino il Belgio aveva la vasta regione del Congo, che nella sua parte settentrionale era posseduta dalla Francia. La quale era anche stanziata in tutta l’Africa occidentale, con una punta nell’attuale Gabon, nell’Africa equatoriale. Possedeva infine il piccolo Gibuti, nella regione del corno, e Marocco, Algeria e Tunisia nell’Africa mediterranea.

L’Inghilterra era invece stanziata nella zona costiera del Golfo di Guinea, dove, assieme all’indipendente Sierra Leone (colonia di schiavi imperiali emancipati), controllava la Costa d’Oro e la zona della foce del Niger (odierna Nigeria); nella costa orientale, l’isola di Zanzibar, la Somalia e il Kenya. Teneva infine due perle: l’Egitto e il Sudafrica. Il Portogallo, primo paese a colonizzare l’Africa nera, rimaneva con tre sole colonie: la piccola Guinea-Bissau (ai confini con il Senegal), l’Angola e il Mozambico. Le altre future potenze coloniali, Germania, Italia, Spagna, non avevano per ora nessun possedimento.

Muovendo le mosse dagli accordi franco-inglesi e anglo-tedesci del 1990, rispettivamente per l’Africa occidentale e per l’Africa orientale, e dall’accordo anglo-portoghese del 1991, le potenze coloniali misero in atto i loro piani definitivi: la g.b. mirava alla creazione di un dominio ininterrotto lungo la costa orientale, dall’Egitto alla Colonia del Capo; la Francia invece seguiva una linea trasversale: dalla costa occidentale del Senegal al corno d’Africa, passando per l’odierno Sudan e la zona equatoriale del Congo-Uganda. La Germania sperava a sua volta di riuscire a congiungere i suoi possedimenti in Namibia con quelli nella zona del lago Tanganica. 
Il 1898 fu l’anno risolutivo per la competizione angolo-francese in Africa: il disegno nord-sud britannico si scontro con la penetrazione francese da ovest: reparti francesi giunsero sull’orlo di uno scontro con quelli inglesi nella zona dell’Alto Nilo, ma la sproporzione delle forze e la diversa importanza della posta per le due parti, convinse i francesi a ritirarsi. Gibuti (la piccola colonia francese stretta fra Eritrea e Somalia, rimase isolata dal resto dell’Africa francese). 

Nello stesso momento le due potenze si contendevano il delta del Niger, nel Golfo di Guinea, una regione ricca e molto popolata. La g.b. stava consolidando il suo possedimento, che aveva rivendicato già nel 1886 al congresso di Berlino, mentre la Francia era impegnata a contenerlo nella sua espansione verso nord, lungo il corso del fiume Niger. Nel ’90 la g.b. aveva ormai costruito la popolosa colonia della Nigeria, mentre la Francia rispondeva con l’istituzione delle colonia del Niger e del Dahomey (l’odierno Benin). Terminava cosi la contese anglo-francese: la Francia deteneva l’ovest e il Gabon nella zona equatoriale, mentre la g.b. era padrona indiscussa dell’Est, dove la Francia teneva solo Gibuti e il Madagascar.

Nel ‘91 la g.b. dichiarò il suo protettorato sul Malawi (un piccolo regno, fra Mozambico e Zambia attuali), che unito a parti dell’attuale Zambia, costituiva la colonia del Nyasaland. Frattanto i britannici, grazie all’intraprendenza di Cecil Rhodes, estendevano la loro autorità anche sulle repubbliche boere, battendo così sul tempo sia i portoghesi sia i tedeschi, impegnati entrambi nel tentativo di costruirsi un dominio da costa a costa nell’Africa australe. Dopo la seconda guerra mondiale, quando la colonia tedesca del Tanganica passerà a Londra, gli inglesi potranno vantare un impero ininterrotto dal Cairo al Capo.

Prima di soffermarci sulle guerre anglo-boere vediamo le altre potenze coloniali: la Spagna non prese parte alla spartizione e si prese solo la parte più meridionale del Marocco per lei strategicamente importante; l’Italia eresse l’Eritrea a colonia nel 1990, la Tripolitania e la Cirenaica nel 1912 e in seguito anche la Somalia. Olandesi, danesi e scandinavi non presero parte alla colonizzazione dell’Africa. Indipendenti rimanevano solo l’Impero etiope e la piccola Liberia, fondata da schiavi statunitensi emancipati. 

LE GUERRE BOERE

I boeri sono i discendenti degli antichi coloni olandesi che nel lontano 1652 avevano fondato Città del Capo. Quando la Gran Bretagna conquistò la Colonia del Capo (1795) i boeri, dediti sopratutto all’agricoltura, si spostarono nelle regioni settentrionali, dove fondarono le province del Natal, dell’Orange e del Transvaal, in una migrazione chiamata in seguito Grande Trek (1835-1843), che nella lingua boera, l’afrikaans, significa pionieri. Vissuti in Africa per moltissime generazioni i boeri si sentivano i primi abitanti dell’estrema Africa australe (che al loro arrivo era quasi disabitata), e vissero l’arrivo degli inglesi come un’occupazione militare straniera.

Lo stesso grande trek è considerato dai boeri come una sorta di guerra d’indipendenza in cui i pionieri per sfuggire alla dominazione inglese si spostarono nelle regioni settentrionali che abbiamo menzionato (oggi comprese nel Sudafrica) e scacciarono le tribù indigene con una serie di guerre sanguinose, delle quali però approfittarono gli inglesi che nel corso delle sanguinose guerre anglo-boere (1899-1902) riuscirono ad annettere le province alla Colonia del Capo, poi rinominata Sudafrica. Ai Boeri fu concessa una certa autonomia, ma essi continuarono a costituire un gruppo sociale fieramente distinto dal resto della popolazione bianca e nera del Sudafrica. Le guerre erano costante agli inglesi 28.000 uomini e ai boeri 4000, ma oltre 20.000 civili erano periti nei campi di prigionia, dove gli inglesi li avevano rinchiusi per stroncare la loro forte resistenza. Quello delle guerre anglo-boere è forse l’unico caso di guerra coloniale che vide contrapposti due eserciti di bianchi per il controllo del suolo africano. 

CECIL RHODES

Protagonista sotterraneo delle guerre anglo-boere, Cecil Rhodes è forse il principale artefice della realizzazione del grande dominio inglese in Africa australe. Nel 1870, all’età di 17 anni emigrò nell'area dell'odierno Sudafrica, dove fondò la De Beers Consolidated Diamond Mines Ltd, accumulando una grande fortuna. Nel 1873 ritornò in patria e si iscrisse all'Università di Oxford, continuando a occuparsi dell'industria di diamanti.

Nel 1881 entrò a far parte del Parlamento della Colonia del Capo. Si deve alla sua iniziativa l'annessione del Bechuanaland (ora Botswana) all'impero britannico (1885). Successivamente la sua compagnia mineraria riuscì a farsi elargire dalla corona i diritti esclusivi di sfruttamento per la zone degli attuali Zimbabwe e Zambia, ponendo le basi per la creazione della futura colonia inglese della Rhodesia, così battezzata in suo onore nel 1895. Nel 1898 il territorio venne suddiviso in due entità amministrative: la Rhodesia Settentrionale, diventata indipendente nel 1964 con il nome di Zambia; e la Rhodesia Meridionale, che divenne stato indipendente nel 1980, con il nome di Zimbabwe.

Tratto da AFRICA: LA STORIA RITROVATA di Lorenzo Possamai
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