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La varie forme della colonizzazione africana

Ciascuna potenza colonizzatrice riversò nell’amministrazione il segno distintivo della sua storia e della sua cultura, tuttavia possiamo distinguere o ricondurre ogni specifica posizione intermedia a due scuole fondamentali: l’amministrazione indiretta di stampo inglese e l’assimilazione di stampo francese. 

Francia: erede dei valori di uguaglianza figli della rivoluzione francese e schiava del suo senso di superiorità (la civilisation française), la Francia praticò in linea di massima una politica centralizzata e assimilatrice: i colonizzati dovevano assimilare la cultura francese, interiorizzarla e riconoscersi in essa, condividere i valori della madrepatria, diventare sudditi della Francia. A parte il caso dell’Algeria (dove la cospicua minoranza francesi tendeva ad essere spezzante) nelle colonie francesi non si incentivava il razzismo e si tendeva a promuovere, almeno in linea teorica, il principio dell’uguaglianza fra sudditi e cittadini. 

Gran Bretagna: l’Inghilterra invece tendeva a delegare l’amministrazione ai poteri preesistenti e a coinvolgere maggiormente gli indigeni nella gestione delle colonie. Il colonialismo inglese favoriva, specie nelle campagne, il mantenimento delle istituzioni e delle tradizioni locali, al costo però di una separazione in status, fra indigeni e bianchi, più marcata di quella francese. Ciò tuttavia permise, specie dove i poteri preesistenti si dimostravano capaci ed efficienti, un colonialismo meno invadente, che modificava assai meno l’identità culturale delle nazionalità sottomesse rispetto a quello francese.
Germania: i tedeschi ovviamente si comportarono da tedeschi e senza tener conto delle necessità degli indigeni locali si dedicarono a costruire colonie che funzionassero come orologi svizzeri per quanto concerneva i loro interessi. Tuttavia a causa della prima guerra mondiale l’influenza coloniale dei tedeschi fu molto ridotta.

Belgio: il Belgio deteneva da decenni la colonia del Congo, che governava con grande durezza e senza lasciare spazio a nessuna forma di rappresentatività; mentre la Chiesa cattolica si occupava febbrilmente di indottrinare al cattolicesimo i neri li residenti. Nel Ruanda-Urundi (ex colonia tedesca a lui assegnatagli dopo la guerra), invece il Belgio adotto un linea all’inglese, privilegiando l’amministrazione indiretta.

Portogallo: il Portogallo si inserisce nel filone inglese con gli aspetti positivi di quello francese: la politica era quella di non discriminare fra cittadini portoghesi e colonizzati, favorendo l’integrazione culturale di tutti ai valori della madrepatria, con la speranza di trasformare le colonie in “province d’oltremare”. Vi era tuttavia una distinzione fra colonizzati ai quali veniva concessa la cittadinanza (perché civilizzati ed assimilati) e quelli che mantenevano lo status di indignato. Pur senza volerlo questa politica assimilatrice favorì, soprattutto in Africa, matrimoni comuni fra bianchi e neri.

Italia: anche l’Italia -con l’esclusione del periodo fascista- si in seriche nel filone inglese. 

Tratto da AFRICA: LA STORIA RITROVATA di Lorenzo Possamai
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