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Il secondo anno del primo mandato di Bush e l’evoluzione del rapporto con l’America latina


Dopp l’11 settembre la luna di miele con l’America latina sembrava terminata. Si aggiunsero altre motivazioni come la guerra in Afghanistan e i contrasti con l’Iraq di Saddam Hussein che resero evidente che l’attenzione degli Usa erano rivolti verso altre zone del mondo.
Poi l’atteggiamento di indifferenza di Washington verso la crisi finanziaria argentina colpì negativamente l’opinione pubblica latinoamericana. Per l’amministrazione Bush l’Argentina non doveva essere aiutata e doveva essere isolata dal resto del continente per evitarne il contagio. Gli esperti dell’Heritage Foundation dicevano che la colpa era stata della corruzione della cosa pubblica argentina, dell’atteggiamento protezionistico che non aveva permesso innovazioni. Favorire un prestito finanziario avrebbe solo prolungato la crisi argentina e non l’avrebbe risolta e avrebbe incoraggiato i governi a non varare le necessarie riforme del sistema economico. Dicevano che l’unico mezzo per evitare il ripetersi di eventi simili era sostenere la politica statunitense per accordi di libero commercio.
Nello stesso periodo Bush non riuscì a far passare al senato una legge che, per offrire una alternativa alla coltivazione di coca nei paesi andini stabiliva una riduzione delle tariffe per i prodotti agricoli provenienti da queste nazioni.
A città del Messico Bush non riuscì a compiere nessun passo avanti nemmeno nel problema dell’immigrazione. Andrò ancora peggio in Perù e a El Salvador. Discusse di commercio con Alejandro Toledo e Francisco Flores senza aver ottenuto al Congresso il rinnovo dell’Atpa. La legge i cui effetti erano scaduti nel 2001 prevedeva condizioni tariffarie speciali per l’interscambio con i paesi andini e la mancanza di una proroga congressuale contribuiva a indebolire la posizione negoziale del presidente. Le lobby favorevoli a una politica commerciale protezionista avevano ridotto ai margini la manovra della politica estera statunitense.
Bush richiedette al Congresso il rinnovo dell’Andean Trade preferences act (atpa) che gli verrà concesso solo nel 2007.
Un mese dopo, il governo di Chavez fu oggetto di un colpo di stato che lo privò del potere per qualche ora ma una rivolta popolare permise al presidente di tornare. Dopo la deposizione di Chavez il nuovo governo provvisorio presieduto da Carmona era stato immediatamente riconosciuto da Bush e questo aveva destato sospetti sui sostegni statunitensi ai golpisti.
Agli errori della casa bianca si aggiunsero altri fattori. Primo l’elezione di Lula da Silva alla presidenza brasiliana nel 2002, un uomo di sinistra che venne considerato un altro componente dell’asse del male al pari di Castro e Chavez. In secondo luogo ci fu una crescente disaffezione tra Messico e Usa. Fox non aveva ottenuto né un accordo sull’immigrazione né l’introduzione nel Nafta. Questo aveva condotto a una reazione stizzita di Città del Messico.
Nel 2001 agenti statunitensi furono attivi in Nicaragua per evitare l’elezione del candidato sandinista Ortega. Rappresentant della casa bianca sostennero che Ortega aveva relazioni con i terroristi.
Nel 2002 gli Usa si impegnarono a evitare che Morales, leader del Mas, fosse eletto in Bolivia. Morales dovette attendere altri 4 anni per diventare residente.

Tratto da AMERICA LATINA E STATI UNITI di Filippo Amelotti
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