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La firma degli accordi Cafta


Altro strumento utilizzato da Washington per tentare di riaffermare la propria egemonia sull’America Latina è stata la firma sugli accordi di libero commercio con alcune nazioni del Centroamerica conosciuto come Cafta. Il trattato, stipulato con El Salvador, Honduras, Guatemala, Nicaragua, Repubblica Dominicana e organizzato sul modello del Nafta siglato nel 1993 con Messico e Canada avrebbe dovuto essere il primo passo per la stipula di accordi analoghi con Ecuador, Colmbia e Perù. Dopo di ciò, ulteriore traguardo avrebbe dovuto essere la firma del Ftaa che tuttavia fu bloccato al vertice del Mar del Plata nel 2005.
Il reale impatto economico di tale provvedimento sarebbe stato minimo. L’importanza dell’accordo sarebbe stata soprattutto di natura politica. Avrebbe significato la vittoria del modello di espansione commerciale di stampo bushano rispetto al modello proposto dai legislatori democratici teso ad evitare la delocalizzazione del lavoro come già avvenuto con il Nafta.
Sarebbe poi stato utile per altri 2 motivi: avrebbe svolto un ruolo essenziale nel garantire la stabilità delle nazioni interessate sia riguardo la conservazione della forma di governo democratica, secondo l’enfasi sulla diffusione della democrazia, sia per la tutela della libertà dell’iniziativa economica. In secondo luogo la firma del Cafta avrebbe permesso di rafforzare la declinante influenza statunitense sulla regione: il centroamerica come punto di partenza per riacquistare l’egemonia sul resto del Sudamerica.
L’accordo sarebbe dovuto entrare in vigore nel 2006 ma gli Usa rinviarono la data di effettiva operatività. La decisione fu presa per l’impossibilità di rendere funzionanti i meccanismi del trattato. I paesi centroamericani non avevano attivato le procedure legislative per adempiere gli impegni presi costringendo gli Usa ad optare per un rinvio.

Tratto da AMERICA LATINA E STATI UNITI di Filippo Amelotti
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