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Arendt – Alcune questioni di filosofia morale

“Anche se sono uno solo, io non sono uno solo, ho un io e sono sempre in rapporto con il mio proprio io. Quest’io non è affatto un’illusione; si fa sentire parlandomi – io parlo a me stesso, non sono soltanto cosciente di me stesso. E in tal senso, benché io sia uno solo, io sono anche due-in-uno. E può esserci armonia o disarmonia con l’io. Se non sono d’accordo con altra gente, posso alzare i tacchi e svignarmela; ma non posso svignarmela da me stesso, e perciò cerco sempre di essere d’accordo con me stesso prima di prendere in considerazione tutti gli altri. Ecco allora perché è meglio patire il male che farlo: perché se facessi il male sarei condannato a vivere assieme a un malfattore per il resto dei miei giorni, senza un attimo di tregua.”
Questa è una riflessione sull'olocausto. L'indecisione della persona è se fare o no il male. Fatto → indecisione tra il bene e il male – conflitto, quando sono indeciso lotto con me stesso Chiave lettura → cosa succede? Il mio io si duplica, altra interpretazione della lotta interiore di cui parlava Platone. C'è sempre un modo per interpretare il dialogo interiore che ciascuno di noi opera, tale dibattito è il punto 0 della riflessione antropologica, perché capire questo significa capire come si sviluppa la vita dell'uomo attraverso l'indecisione.
→ Il fatto è sempre lo stesso ad essere diverse sono le interpretazioni!

Tratto da ANTROPOLOGIA APPLICATA di Chiara Trattenero
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