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Platone - Repubblica

“- Mi è capitato di sentire questo racconto, a cui quasi ho finito per credere. Leonzio, figlio di Aglaione, salendo dal Pireo lungo la parte esterna del muro settentrionale, accortosi che presso il boia giacevano dei cadaveri, da un lato desiderava vederli, dall’altro prese da un senso di repulsione desiderava volgere lo sguardo. Per un po’ combattè con se stesso [440 A] e si coprì gli occhi, ma poi, vinto dal desiderio, li riaprì, e correndo verso quei cadaveri se ne uscì con questa esclamazione: “Ecco, disgraziati, riempitevi di questa bella visione!”.
- Questa storia l’ho sentita anch’io, ammise.
- Orbene, un tale racconto prova che talvolta l’ira combatte contro il desiderio, come un impulso contro un altro impulso.
La persona può essere indecisa ma una delle due cose la sceglierà comunque. Qui vuole spiegare perché siamo indecisi e dobbiamo cercare una soluzione. Il fatto è l'indecisione (guardare o non guardare, ne sceglierò una → sempre un conflitto), il soggetto combatte con sé stesso che significa che vive il momento di indecisione. Sta un po' fermo poi decide di guardare anche se poi non è contento. La chiave di lettura è che c'è un impulso contro un altro impulso (ira combatte contro desiderio). Da qui Platone estrae le chiavi di lettura attraverso cui gli antichi leggono il conflitto interiore e l'indecisione e immaginano che ci sono diverse facoltà che combattono tra loro, il desiderio è la facoltà concupiscibile, l'ira facoltà irascibile. Per vincere sull'altro deve secondo lui arrivare un terzo (facoltà razionale) che si allea con uno o l'altro, la ragione può scegliere, se si allea con l'ira vince sul desiderio ma se ira e desiderio si alleano vincono sulla ragione e la persona segue i propri istinti.

Tratto da ANTROPOLOGIA APPLICATA di Chiara Trattenero
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