Skip to content

Conseguenze della CEC sui diversi organi


Encefalo:
L’encefalo è l’organo più sensibile all’ipossia. Durante la CEC il flusso ematico cerebrale è proporzionale alla pressione di perfusione. ed è quindi importante mantenere una pressione di perfusione relativamente elevata (tra 50 e 70 mmHg) per garantire un flusso soddisfacente. D’altra parte, la maggioranza delle complicanze neurologiche dovute alla CEC sono causate da emboli correlabili all’incannulazione arteriosa, a calcificazioni valvolari, a trombi endocavitari o a embolia gassosa  riferibile all’apertura delle cavità cardiache o alla CEC stessa.

Cuore:
La maggior parte delle équipe scelgono la strategia di protezione miocardica (cardioplegia) in funzione della loro esperienza. Dall’introduzione della cardioplegia durante gli anni ‘70, i metodi di protezione si sono evoluti e permettono allo stato attuale di arrestare il cuore per più ore, conservando la funzione miocardica. La maggior parte delle soluzioni contengono potassio in elevata concentrazione e vengono infuse nell’aorta ascendente ad una temperatura compresa tra 4 e 8 °C.

Polmone:
L’incidenza di insufficienza respiratoria acuta post-CEC varia in funzione delle équipe e delle tecniche di CEC, ma anche in funzione del paziente e delle condizioni respiratorie preoperatorie. I polmoni sono tra gli organi più spesso danneggiati dalla CEC attraverso meccanismi diversi e complessi. Alcuni di questi meccanismi sono stati identificati.
Fattori meccanici: durante l’arresto cardiaco nonostante il ritorno venoso sistemico sia deviato verso l’ossigenatore, una parte di sangue polmonare ritorna nel cuore sinistro con un possibile aumento delle pressioni polmonari. Ciò provoca una distensione cardiaca e polmonare. La decompressione per mezzo di una cannula di aspirazione posizionata nelle cavità sinistre permette di recuperare il sangue e di evitare questo problema.
Sovraccarico idrico: l’emodiluizione durante la CEC dà luogo ad una diminuzione della pressione oncotica producendo un aumento dei liquidi nel terzo spazio. Ciò induce un’alterata funzione polmonare che si manifesta clinicamente nei primi tre quattro giorni post-CEC con alterazioni emogasanalitiche e prolungamento dei tempi di ventilazione meccanica. In tale contesto si ricorre abitualmente a diuretici.
Edema polmonare non cardiogeno (sindrome da distress respiratorio dell’adulto - ARDS): Tale condizione, che spesso si manifesta con una insufficienza respiratoria acuta, è dovuta a diversi meccanismi in parte immunologici. Una delle cause riconosciute è da ricercare nella trasfusione di anticorpi antileucocitari attraverso unità di piastrine o plasma. Un ridotto impiego di emoderivati consente di ridurre l’incidenza clinica di tali complicanze.

Fegato, pancreas, intestino:
I visceri addominali sono sensibili alla CEC in misura simile tra loro. Ciò può tradursi in una insufficienza epatocellulare, una pancreatite o un’ischemia intestinale ed è spesso da ricondurre ad una bassa gittata sia durante la CEC, sia nel periodo postoperatorio a causa di una ridotta funzione ventricolare sinistra.

Rene:
Rispetto agli altri organi, gli effetti della CEC sul rene sono stati studiati in maniera più approfondita. Viene oggi accettato che l’insufficienza renale post-CEC è legata al grado di insufficienza renale preoperatorio. Il rene è particolarmente sensibile alla bassa portata pre, intra e postoperatoria. E’ dunque importante un attento controllo della diuresi durante la CEC ed il mantenimento di una pressione di perfusione adeguata.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.