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Difetto Interatriale (DIA)


Il DIA isolato rappresenta il 7-10% delle cardiopatie congenite.
Lo shunt sinistro-destro si verifica per la ridotta compliance dell’atrio sinistro rispetto al destro durante la diastole. L’entità dello shunt è in funzione del diametro del difetto e ben si correla con la dilatazione delle cavità destre e l’iperafflusso polmonare. Nel periodo neonatale i ventricoli hanno lo stesso spessore e la medesima distensibiltà. Per tale motivo non si hanno quindi mai shunt importanti. In seguito, con l’aumento della compliance ventricolare destra conseguente alla caduta delle resistenze arteriolari polmonari, lo shunt sinistro-destro aumenta. La sede più frequente del DIA (ostium secundum, 80%) è situata nella porzione centrale del setto interatriale. Tuttavia può essere localizzato anche in prossimità della vena cava superiore associato ad un ritorno venoso anomalo parziale del polmone destro (seno venoso, 5-10%), oppure trovarsi in corrispondenza del piano delle valvole atrioventricolari o ancora in direzione della vena cava inferiore, senza un vero e proprio margine inferiore.
Anche se molto rararmente, si può assistere alla chiusura spontanea nel corso dei primi anni di vita. Se d’altra parte un DIA non viene riparato chirurgicamente può provocare ipertensione polmonare che può divenire irreversibile nel corso della terza o quarta decade di vita con inversione dello shunt, aritmie e insufficienza cardiaca tra la quarta e la quinta decade.
L’indicazione chirurgica dipende dall’importanza dello shunt. DIA di piccole dimensioni vengono semplicemente tenuti sotto osservazione ambulatorialmente, mentre in presenza di sintomi, viene comunque posta indicazione chirurgica. I DIA di grandi dimensioni asintomatici sono invece generalmente trattati entro i 5 anni di età (età prescolare); in alternativa, per i pazienti di sesso femminile, è possibile attendere l’adolescenza per praticare, a fini estetci, una incisione nel solco sottomammario destro ed eseguire l’intervento per via toracotomica. La tendenza attuale è comunque di intervenire precocemente, spesso durante il primo anno di vita.
Il trattamento in CEC consiste nelchiudere il difetto con un patch proesico o talora per sutura diretta. L’accesso può essere sterno- o toracotomico.
La chiusura endocavitaria per via percutnea è una tecnica altenativa per chiudere un DIA. In questo caso si utilizza una protesi circolare a forma di doppio ombrello. Per potere attuare tale procedura il diametro del DIA non deve superare i 4 cm ed i margini devono essere ben definiti. Questa metodica presenta ancora diversi problemi tecnici.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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