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La visita anestesiologica


Deve essere eseguita qualche giorno prima dell’intervento chirurgico, eccetto i casi d’urgenza od emergenza. Permette di valutare lo stato generale del paziente e di ricercare eventuali fattori di rischio anestesiologici. L’anamnesi deve essere mirata alla valutazione di antecedenti patologici (ipertensione arteriosa, asma, ulcera gastrica, diabete, broncopneumopatia cronico ostruttiva, allergie, turbe della coagulazione) e alla ricerca di complicazioni operatorie o anestesiologiche già presentatesi in occasione di interventi pregressi. Si stabiliscono inoltre i farmaci che il paziente dovrà assumere ponendo particolare riguardo a quelli che possono aumentare i rischi intraoperatori di sanguinamento ( Aspirina, anticoagulanti, anti Vit K o FANS).
L’esame clinico deve essere anch’esso scrupoloso e deve comprendere oltre alla semeiotica classica, alcune manovre aggiuntive. Il test di Allen per verificare la qualità della vascolarizzazione dell’arteria cubitale e la permeabilità dell’arcata palmarein previsione del cateterismo intraoperatorio dell’arteria radiale. La valutazione della cavità buccale e della glottide che permette di anticipare eventuali difficoltà di intubazione grazie alla classificazione di Mallampati. Deve inoltre essere segnalata la presenza di protesi dentarie o di particolari dispositivi odontoiatrici.
Vengono richiesti anche esami del sangue atti ad evidenziare eventuali anomalie degli elettroliti, dell’emostasi, dei componenti cellulari del sangue (comprese le piastrine), degli enzimi cardiaci ed epatici. Viene richiesta ormai di routine anche la sierologia epatica ed HIV.
Una radiografia del torace eseguita recentemente è indispensabile.
Le prove di funzionalità respiratoria e le emogasanalisi vengono richieste in funzione dell’anamnesi e dello stato di salute del paziente
Lo scopo della visita anestesiologica è quello di valutare i rischi che il paziente può correre durante e dopo l’intervento chirurgico. Ciò può essere fatto, più facilmente, in base alla classificazione dell’ American Society of Anesthesiology attribuendo un rischio crescente dalla classe 1 alla 5

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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