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Pervità del dotto arterioso (Dotto di Botallo)


Rappresenta il 10% delle cardiopatie congenite. Si tratta della persistenza di una comunicazione tra l’arteria polmonare e l’aorta. Il dotto arterioso pervio è dovuto alla persistenza dopo la nascita del sesto arco aortico. È più frequente nel sesso femminile, in nati a termine e in caso di infezione da virus della rosolia durante il primo trimestre di gravidanza. Quando la pervietà del dotto di Botallo è un’anomalia isolata, è responsabile di uno shunt sinistro-destro a livello arterioso con iperafflusso polmonare e sovraccarico delle cavità sinistre. Lo shunt è variabile in rapporto al diametro del dotto e in alcuni casi può provocare ipertensione polmonare. Se non trattato, la mortalità nel periodo neonatale è del 30% circa, ed è dovuta ad insufficienza cardiaca congestizia. In alcuni casi si può assistere a un aumento delle resistenze polmonari a partire dal sesto mese di vita sino a determinare un sindrome di Eisenmenger nel corso del primo anno di vita con ipertensione polmonare irreversibile ed inversione dello shunt.
Data l’elevata incidenza di malformazioni associate, è necessaria una loro ricerca sistematica. La chiusura spontanea è possibile solo in neonati prematuri. In alcuni casi la somministrazione di indometacina in assenza di controindicazioni (enterocolite necrotizzante, insufficienza renale), permette di ottenere la chiusura del dotto per via farmacologica. Nei restanti casi si rende necessaria una chiusura chirurgica. L’indicazione deve essere precoce nei casi con ipertensione polmonare o sintomatici. In caso contrario, l’intervento può essere effetuato all’età di 1 anno o in caso di peggioramento della funzione ventricolare sinistra.
La tecnica chururgica classica consiste nella sezione e sutura dei due monconi del dotto attraverso una toracotomia sinistra.
Più recentemente è stata proposta una tecnica interamente per via toracoscopica, che consiste nell’interrompere il dotto con due clip in titanio sul dotto stesso. Non sono stati finora registrati decessi e la morbilità (paralisi del nervo ricorrente, pneumotorace postoperatorio) appare inferiore rispetto alla tecnica per via toracotomica. Il costo ospedaliero di questo intervento è contenuto in relazione al ridottissimo tempo di degenza.
La chiususra del dotto di Botallo può inoltre essere effettuata per via endovascolare percutanea. La tecnica consiste nel posizionare all’interno del dotto stesso per via femorale un dispositivo occludente. Gli incovenienti legati a questa metodica sono la possibile persistenza di uno shunt residuo che rappresenta un fattore di rischio per endocardite e all’impossibilità di applicazione nel prematuro e nel neonato per il diametro del dispositivo protesico.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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