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Stenosi carotidea associata a coronaropatia


La stenosi carotidea è spesso associata alla malattia coronarica. I fattori di rischio di queste due condizioni sono i medesimi. I pazienti affetti da aterosclerosi coronarica e carotidea sono abitualmente anziani e portatori di malattia polidistrettuale. La quantificazione del grado di stenosi è importante per ridurre l‘incidenza di complicanze ischemiche cerebrovascolari.
Analogamente all’arteriopatia coronarica, viene considerata significativa una stenosi carotidea del 70%. Il numero di pazienti con indicazione a bypass aortocoronarico in cui venga posta diagnosi di stenosi carotidea varia a seconda della metodica diagnostica utilizzata. Il ricorso sistematico all’ecografia Doppler preoperatoria rileva una stenosi carotidea nel 8.5-22% dei casi.
Il rischio di episodio ischemico cerebrale postoperatorio in pazienti sottoposti a bypass aortocoronarico è basso (0.2-5.3%) in assenza di stenosi carotidea, mentre aumenta con l’età e in caso di lesioni polidistrettuali.
In presenza di stenosi superiori al 75% e soprattutto in caso di arteriopatia carotidea bilaterale il rischio è ulteriormente aumentato.
Le cause di ictus sono multiple, ma sono spesso ascrivibili all’ipoperfusione cerebrale durante la CEC e ad una sindrome da bassa portata postoperatoria. Durante la CEC vengono infatti a mancare i meccanismi di autoregolazione del circolo cerebrale e la perfusione cerebrale dipende pertanto della pressione arteriosa.
L’endoarteriectomia carotidea rappresenta il trattamento di scelta per lesioni superiori al 70%.
Le strategie terapeutiche più comunemente seguite sono, rispettivamente, l’endoarteriectomia carotidea eseguita in un tempo precedente rispetto all’intervento cardiochirurgico e l’intervento chirurgico associato.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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