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Tamponamento cardiaco


Il tamponamento cardiaco postoperatorio è generalmente causato da un sanguinamento nel cavo pericardico con o senza formazione di coaguli, la cui presenza impedisce il riempimento delle cavità cardiache.
È una complicanza che mette in pericolo la vita del paziente. Questa si verifica nella maggior parte dei casi durante le prime ore postoperatorie con importanti conseguenze emodinamiche.
Talvolta l’esordio è più subdolo ed il tamponamento diviene clinicamente evidente una o più settimane dopo l’intervento; il liquido è in questi casi di natura prevalentemente infiammatoria piuttosto che emorragica.
La diagnosi viene posta facilmente di fronte ad una instabilità emodinamica con calo pressorio, polso paradosso, turgore giugulare ed oliguria, specie se questo quadro si verifica in un paziente che presenti un sanguinamento abbondante o con coaguli nei drenaggi mediastinici.
È invece più difficoltoso il riconoscimento di tamponamento tardivo che si manifesti con astenia, modesta ipotensione, dispnea, aritmie sopraventricolari, oliguria, acidosi metabolica ed alterazione degli indici di funzionalità renale.
Il tamponamento viene abitualmente diagnosticato con l’ecocardiografia transtoracica o transesofagea che mostra lo scollamento dei foglietti pericardici, la presenza talvolta di coaguli e le conseguenze sull’emodinamica quali: collasso, specie inspiratorio, delle cavità destre, dilatazione della vena cava inferiore che non mostra variazione di diametro con la respirazione e flussi transvalvolari variabili con la respirazione all’esame Doppler.
La misurazione cruenta delle pressione venosa centrale mostra valori elevati, superiori a 15 mmHg.
Raramente la diagnosi viene posta utilizzando un catetere di Swan Ganz, che rileva eguaglianza tra la pressioni capillare polmonare e venosa centrale con conseguente adiastolia.
Il tamponamento cardiaco è un’urgenza chirurgica. In attesa del trasferimento nel blocco operatorio è necessario sostenere l’emodinamica con l’infusione di soluzioni colloidali.
Se il sostegno del circolo è insufficiente, è possibile, in attesa dell’intevento chirurgico, praticare una pericardiocentesi al letto del paziente a cielo coperto, preferibilmente sotto guida ecocardiografica.
In sala operatoria nella maggior parte dei casi è sufficiente la riapertura del porzione sottoxifoidea della ferita sternotomica per drenare il versamento e per posizionare un drenaggio pericardico.
In presenza di abbondanti coaguli, è spesso necessaria la riapertura dell’intera sternotomia per rimuovere completamente i coaguli stessi e per escludere una fonte di sanguinamento in atto. Vanno inoltre corrette le eventuali alterazioni della coagulazione.
All’uscita dal blocco operatorio il paziente ha in sede uno o più drenaggi pericardici aspirativi.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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