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Il naturalismo di Caravaggio



L’equazione Caravaggio-Controriforma, quindi è da respingere e non solo per le differenze tra il naturalismo caraveggesco e gli altri naturalismi, ma anche per la posizione dell’artista nell’ambito della cultura del tempo. Infatti, come la sua arte non riuscì mai a inserirsi nel contesto della pittura ufficiale, così la sua religiosità, libera da ogni schema convenzionale, addirittura rivoluzionaria, dovette dar fastidio a molti se opere da lui dipinte per committenti ecclesiastici furono spesso rifiutate e dobbiamo solo a collezionisti privati, che seppero apprezzarne le qualità piuttosto che gridare allo scandalo insieme alla critica ufficiale, se queste opere si sono conservate.
A maggior ragione è da respingere l’idea dei rapporti fra il Caravaggio e Ignazio Loyola, espressa da Francastel e ripresa dal Friedlaender. Nel fare questo accostamento, ambedue gli studiosi tengono a ben distinguere sant’Ignazio dalla Compagnia di Gesù, i cui interessi sarebbero legati solo all’arte barocca.
Ma al Caravaggio furono del tutto estranee la mistica della volontà del gesuita, la sua ferma capacità organizzativa, la sua rigida regola all’ordine e all’obbedienza. È un mondo, quello del Loyola, di fermo autocontrollo, di coercizione della volontà in nome dell’obbedienza; non si comprende che cosa possa avere in comune col Caravaggio, la cui lucida obiettività non deriva da un processo di introspezione mistica, ma è il frutto di una proiezione oggettiva verso la vita, di una fiducia nel valore dell’esperienza, senza limiti di carattere ideologico, di un profondo interesse per il fatto umano, colto nel suo significato universale.
Quanto a San Filippo Neri, accostato al Caravaggio dal Friedlaender, non abbiamo alcuna prova dei suoi rapporti con l’artista; il quale con la Deposizione, già nella chiesa di Santa Maria in Vallicella, sul quale si basa soprattutto la tesi dello studioso, non fu commissionato al Caravaggio da Pietro Vittrice, devoto si san Filippo Neri, ma dal nipote di questi; d’altra parte il Cozzi ha fornito argomenti precisi e assai convincenti contro l’ipotesi del Friedlaender.






Il Borromeo si dimostra coerente con se stesso e col suo tempo, dal momento in cui fa parte della commissione che delibera l’imbraghettamento dei nudi di Michelangelo fino a quando con il suo tratto non abolisce ogni concessione alla fantasia dell’artista.

Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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