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Aspetto ascetico della venerazione



Sotto l’aspetto ascetico ci sono differenze tra le 2 forme di venerazione. In un' opera famosa (saggio sulla teologia mistica della chiesa d’oriente, 1944), Vladimir Lossky osservava che il culto dell’umanità di Cristo è estraneo alla tradizione orientale, o piuttosto la sua umanità qui è la sua forma gloriosa. Nella chiesa d’oriente non c’è la via dell’imitazione di Cristo. I loro santi non hanno mai avuto stigmate, ma sono stati trasfigurati dalla luce interiore della grazia increata e sono apparsi risplendenti come il Cristo nella Trasfigurazione (comunque l’individualismo mistico appare nella letteratura occidentale solo verso il 13° sec..mistica e teologia diventano 2 campi distinti quando si produce una certa scissione tra fede comune ed esperienza personale, vita individuale e vita della Chiesa). Da più parti è comunque sottolineata nell’esicasmo l’assenza della “notte oscura dei sensi”, con quanto di passivo e doloristico essa comporta. Al suo posto l’esicasmo conosce una notte ascetica, privata di elementi emotivi. E’ la parachòresis, una fase frequente nel processo mistico in cui chi ha già gustato la grazia la perderà per rafforzarsi. comunque in  tale processo di dolorosa gioia va mantenuta la custodia del cuore, un' attenzione vigile (nepsis) affinché lo sforzo della preghiera non si converta in illusione. Misura, controllo interiore e pratica della virtù devono condurre all’apatheia, un forma positiva di impassibilità. Essa è opposta all’anaisthesìa=insensibilità per le cose spirituali. L’apatheia è preliminare allo stato di preghiera (katàsthasis), e ciò presuppone una praxis, una lunga lotta dell’asceta, aiutato dal suo padre spirituale. La conoscenza del cuore dello starec aiuta il principiante. Ma egli deve guardarsi dalle insidie demoniache e passionali. Così la preghiera è chiamata “venerabile spada”, e rivolta contro i pensieri cattivi. Poi c’è un nemico duro a morire, l’orgoglio. Ma tale ascetismo è diverso da quello di Margherita Maria, che vedeva la ferita nel costato di Cristo nel doppio senso di apertura e di cavità = accesso al cuore trafitto, in una sorta di appetito della sofferenza. I processi sono comunque configurati come esterni: la sua anima si getta nella fornace del S Cuore e s’infiamma di fuoco vivo. Mentre nell'esicasmo tutto avviene all’interno del cuore. Non si tratta di imitare Cristo, ma di divenire Cristofori, manifestando la sua gloria. Nella croce l’oriente venera non il legno del supplizio, ma l’albero edenico della vita.

Tratto da ASCESI ESICASTA di Dario Gemini
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