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I DUE SCOPI DEI MEDIA


Alcuni dei problemi appena menzionati hanno la loro origine dal fatto che i media hanno due scopi
potenzialmente conflittuali: riportare quello che è interessante e riportare quello che è importante. Il fatto è che spesso c'è un'enfasi eccessiva sull'intrattenimento a detrimento dell'informazione e dell'educazione. I media mostrano una netta preferenza per le storie di interesse umano, su miracoli medici e tragedie, storie bizzarre e fantastiche sui risultati previsti di alcuni nuovi sviluppi, storie che fanno ben poco per favorire la riflessione razionale e il dibattito pubblico.

Le questioni bioetiche e vertono essenzialmente intorno a idee talora idee filosofiche astratte e di notevole complessità. Riferire astratte idee filosofiche ed etiche richiede tempo e abilità che mancano a molti giornalisti. In questi casi per loro è divenuta pratica comune contattare gli esperti nel campo cioè i bioeticisti, tuttavia questi ultimi spesso non sono ben attrezzati per avere a che fare con i media. Essi possono fornire resoconti complessi e prolissi che i giornalisti considerano inutili per il consumo da parte del pubblico; altri bioticisti si concedono di dimenticare della propria formazione per rispondere alla richiesta di un commento con il tipo di frasi giudicante ed orecchiabile di cui va in cerca il giornalista. Rachels descrisse questa pratica come “sparare alla cieca”. I cronisti non sono interessati alle analisi dettagliate o alle lunghe specificazioni, quel che vogliono è una citazione concisa, né i cronisti sono felici di sentire che gli eventi allarmanti non sono davvero allarmanti, questo non farebbe un buon pezzo, ciò che fa un buon pezzo è l'idea che gli eventi che vengono raccontati siano moralmente problematici o peggio. Il resoconto viene quindi pubblicato con un dichiarato punto di vista morale.

Questa combinazione di interessi del cronista e di giudizi affrettati dei filosofi ha più spesso un effetto conservatore di problematiche che non il contrario.

Il modo in cui i media coprono i temi di bioetica è una questione morale, dato che questi temi hanno la capacità di influire in modo significativo sulle vite dei singoli membri della società i media non solo hanno la responsabilità professionale e morale di informare il pubblico ma anche di informarlo bene. Nonostante grandi differenze nella percezione del proprio ruolo professionale da parte dei giornalisti e dei bioeticisti, è probabile che ci sia un forte impegno condiviso per la libertà di parola, per il valore della ricerca della conoscenza e per gli ideali della democrazia. Questi impegni condivisi costituiscono una buona base per la collaborazione. Tuttavia spesso la collaborazione fra i media e i bioeticisti è insufficiente, crede però Kuhse, ci sia un notevole margine di miglioramento.

Frequentemente i bioeticisti acconsentono alle richieste pressanti di un breve commento da esperto dei giornalisti, talora senza avere prima esaminato il problema in discussione. Tutto ciò è insoddisfacente per una varietà di ragioni: in primo luogo, come ha osservato Rachels, è probabile che in situazioni del genere i bioeticisti facciano affidamento sulle loro intuizioni, senza aver sottoposto la questione ad una riflessione critica. Le risposte istintive però sono di dubbio valore morale e sono guide inaffidabili per la condotta. Quando accade che intuizioni diventino di dominio pubblico in qualità di giudizi pronunciati dai bioeticisti, a esse viene dato credito perchè vengono presentate come giudizi di persone esperte in etica. In situazioni del genere sarebbe consigliabile che i bioeticisti rifiutassero di commentare e proteggessero le loro osservazioni facendo presente al giornalista che la questione è più complessa e più sfaccettata di quanto potrebbe inizialmente sembrare. Tali osservazioni esplicative potrebbero aiutare il giornalista a comprendere meglio le questioni etiche. Non è di aiuto l'abitudine giornalistica di preferire brevi dichiarazioni o giudizi concisi a presentazioni ragionate dei problemi. Una risposta ponderata e argomentativa potrebbe non comparire mai su un giornale. Questa pratica è insoddisfacente, assolutamente.

Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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