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Daniels e le cure mediche


Daniels affronta nel modo più sistematico la questione di una chiarificazione dei problemi che sono in gioco quando ci si occupa della distribuzione delle risorse per le cure mediche. Elenca i vari problemi di cui un’adeguata teoria della giustizia in sanità dovrà occuparsi:
1. la cura deve essere regolata dallo stato o dal mercato?
2. chi dovrà ricevere cure, su quali basi?
3. chi dovrà gestire tali cure?
4. come dovrà essere distribuito il peso finanziario?
5. come verrà distribuito il potere di scelta e il controllo dei principi?

Daniels inizia la sua sistematica presentazione distinguendo tra due livelli di analisi problemi sanitari micro-alllocativi che chiamano in causa decisioni individuali che sono in particolare rese necessarie dalla tecnologia, dalla biologia e dal nostro interessamento morale (rientrano in quest’area tutte le decisioni che hanno a che fare con la necessità di decidere sulla priorità d’accesso tra individui alle cure che siano giovani o anziani ad es). E questioni macro-allocative che prendono in considerazione la società cercando i criteri giusti mediante i quali distribuire le risorse per le istituzioni sanitarie, si domandano quali siano gli interventi da includere nel sistema di intervento e in quale ordine di precedenza. Sono le decisioni che riguardano i politici, i governanti e gli amministratori quando si interrogano su come dividere e distribuire le risorse pubbliche disponibili per le cure.

Vi sono diversi approcci alle questioni di distribuzione di risorse per la salute:
MODELLO LIBERATORIO: i cittadini non devono essere obbligati a pagare le tasse, in quanto pagare l’assistenza medica degli altri non garantisce un minimo di cure a tutti e perciò vige la regola del mercato (da criticare perché permette a chi ha più soldi di curarsi bene e chi non ne ha soffre).
MODELLO CONTRATTUALISTA: uguali opportunità, calcolando costi e benefici tra diverse persone.
MODELLO UTILITARISTA: massimizzazione dei benefici per un universo di persone.

Il problema della distribuzione di organi nasce dal fatto che vi è una scarsa disponibilità di organi contro un’abnorme richiesta. Rifiutiamo l’idea del criterio possessivo, rifiutiamo un principio di solidarietà ed anche la considerazione delle responsabilità morali. Siamo favorevoli ad una politica sanitaria preventiva,anzichè curativa, poiché ridurrebbe sia le sofferenze che le spese economiche.
È vero che ognuno è proprietario del suo corpo e su di esso può esprimere una certa autonomia ma spinta a estreme conseguenze tale tesi renderebbe legittimo il possesso di organi e la possibilità di vendita economica. Esiste un obbligo giuridico per vendere gli organi a chi è in difficoltà?NO. Esiste semmai un dovere morale di mettere a disposizione i propri organi senza coercizione, per un senso di solidarietà.
Vi sono alcuni che ritengono inadeguata la tesi della proprietà in quanto giustificherebbe la prostituzione e forme immorali di disposizione del corpo inteso come mezzo. La tesi che noi avanziamo è che il corpo non è di proprietà assoluta, paragonabile a un bene, è prospettabile un commercio che sia però regolato da un mercato di monopsono (1 solo acquirente) lo Stato, che distribuisce ai riceventi in modo equo e non in base alla ricchezza. Critichiamo la stato italiano che non permette il commercio di organi, ma finanzia le cure di italiani in altri paesi dove ciò è consentito.

Tratto da BIOETICA. LE SCELTE MORALI di Marianna Tesoriero
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