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Mycobacterium Bovis e Mycobacterium Leprae

Mycobacterium bovis ha un genoma di 4,3 Mb, contenente 3951 ORFs e con un contenuto di G+C del 65,6%. Questo patogeno è l'agente eziologico della tubercolosi del bestiame che come detto in precedenza può essere trasmessa a l'uomo attraverso il latte o carni non pasteurizzate di animali infetti. La sequenza del suo genoma è identica al 99,95% a quella di M. tuberculosis ma la maggiore differenza si riscontra nei geni che codificano per la membrana esterna e per la secrezione delle proteine, nonché nell'inattivazione di alcuni geni regolatori. Mycobacterium leprae, invece, è l'agente eziologico della lebbra, presente anche nel nostro paese con poche centinaia di casi. La lebbra è una malattia cronica a lungo decorso con un lunghissimo periodo di incubazione (fino ad alcuni anni, ha bisogno di 14 giorni affinché una cellula si divida) clinicamente caratterizzata dalla presenza di lezioni granulomatose (istologicamente simili a quelle della tubercolosi) cutanee o mucose (noduli leprosi), che provocano spesso mutilazioni deformanti (al volto) e lesioni che coinvolgono le terminazioni nervose periferiche. Nell'infezione umana, M. leprae è generalmente localizzato nel citoplasma dei macrofagi, in cui sembra potersi moltiplicare (come M. tuberculosis) e dove si dispone in ammassi di batteri paralleli che, per la forma grossolanamente tozza del bacillo, sono detti “a mazzo di sigari”. La terapia della lebbra ha ottenuto in questi ultimi anni notevoli successi con l'introduzione di una terapia multipla simile a quella per la tubercolosi. M. leprae ha un genoma di 3,2 Mb, contenente 1604 ORFs e un contenuto in G+C del 57,8%. Per studiarlo i ricercatori utilizzano l’armadillo come fonte di batteri, e grazie a questo animale si è visto che ha il 90% dei geni in comune con M. tuberculosis. Comunque, il genoma di M. leprae ha moltissimi pseudogeni (circa 1116) ed ha perso molte capacità metaboliche (questo spiega perché cresce così lentamente). Il metabolismo lipidico è attivo e ricava energia dai lipidi delle cellule ospiti.

Tratto da BIOTECNOLOGIE MICROBICHE E AMBIENTALI di Domenico Azarnia Tehran
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