Famiglie al nido: l'accoglienza

Quando l’idea di base in educazione diventa la relazione, risulta difficile e improprio tracciare i percorsi dell’intervento con la famiglia validi per ogni occasione. Può essere utile, al contrario, so-stare nel complexus della relazione educativa per andare a rintracciare alcuni dei molteplici e possibili fili che connettono in modo originale e unico, nel qui e ora, quella famiglia con la comunità, quel padre e quella madre con il figlio, quel marito con la moglie, quel nido con quei genitori.
Mi piace definire questa trama relazionale come accompagnamento.
La pratica dell’accoglienza trova un primo ancoraggio epistemologico nella necessità di mantenere uno sguardo “sul particolare” che comporta un doppio movimento: da una parte la capacità di osservare quella famiglia in situazione nella concretezza e materialità, nella sua irriducibile originalità, così come si mostra nel suo mettersi in relazione qui e ora; dall’altra l’utilizzo di una modalità riflessiva che contestualizzi ogni dettaglio, che si prenda cura di ogni particolare in quella specifica relazione educativa.
L’accoglienza della famiglia al nido copre quel periodo che va dalle prime richieste di informazioni fino all’inserimento del bambino, all’inizio della frequenza vera e propria.
Ordinariamente negli asili nido il rapporto con la famiglia si avvia in prossimità dell’inserimento del bambino: dopo un incontro informativo e, in alcuni casi, la visita del nido, la famiglia iscrive il piccolo (un atto burocratico); segue un colloquio pre-inserimento e poi il genitore e il bambino arrivano al nido per le fasi di ambientamento.
Il lavoro educativo con la famiglia è un’impresa complessa e non attiene al solo ambito delle pratiche. La posizione di riflessività dell’educatore apre delle possibilità educative e trasformative dell’accompagnamento con la famiglia.