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Le carte islamiche

Mentre il mondo culturale di lingua latina sembra racchiudersi in se stesso nell‘ombra dei monasteri e rielabora il suo sapere in chiave religiosa, il mondo islamico si sviluppa e si diffonde con estrema velocità. A similitudine del pensiero religioso, così anche il pensiero scientifico, che procede di pari passo con l‘espansione politica ed economica dell‘Islam, trae origine dagli studi acquisiti da altre culture, quelle greca, persiana, egiziana e indiana, dato anche dal fatto che nei territori conquistati dall‘Islam già da tempo si mescolavano tendenze culturali diverse.
Il fiorire della cultura islamica si può far iniziare con la dinastia degli Abassidi, che si impradonì del califfato nel 750. A tale famiglia si deve infatti l‘istituzione nell‘828 di un grande osservatorio astronomico eretto nella città di Bagdad, diventata capitale del califfato. In questa stessa città il califfo al Mamun fondò anche, nel 832, un‘importante scuola per traduttori, che si trasformò poi in università. Fra l‘VIII e il X secolo vennero tradotti in lingua araba i testi fondamentali della scienza greca. Tra le prime opere che furono tradotte e che quindi conobbero una rapida diffusione, vi fu ovviamente l‘opera di Tolomeo. Particolare importanza aveva infatti l‘astronomia, dal momento che uno dei dettami fondamentali del credo islamico era quello di sapere immediatamente individuare la direzione in cui si trovava la Mecca. Mentre ad opera di Mohamed Ibn Ketir al Farghani viene resa nota la geografia di Tolomeo, il matematico persiano Mohamed Ben Musa al Khowarizmi, per incarico del califfo al Mamun, redige una raccolta di tavole astronomiche, note con il nome di Tabelle di Damasco o Tabelle di Mamun, per la cui compilazione utilizza elenchi di città elaborati da Tolomeo: introduce per la prima volta i concetti delle funzioni di seno, coseno e tangente. Sempre a lui spetta il merito di aver introdotto nella civiltà occidentale l‘uso posizionale dei numeri in base dieci, ricavati dalla scienza indiana, e di aver risolto per primo i problemi della cosiddetta algebra elementare. 
Nell‘Islam il pensiero tolemaico serve solo come base iniziale, a cui ben presto gli scienziati arabi aggiungono nuovi calcoli e nuove osservazioni, grazie anche all‘invenzione e al perfezionamento di importanti strumenti, come l‘astrolabio. Il maggiore astronomo del mondo arabo fu al Battani, che visse in Mesopotamia all‘inizio del X secolo. Corresse e aggiornò l‘astronomia di Tolomeo, ricorrendo alle funzioni circolari; in base a un‘attenta osservazione degli astri, arrivò a redigere originali carte astronomiche e a calcolare con esattezza la precessione degli equinozi. Le sue ricerche furono perfezionate da un suo allievo, Abril Wafa, autore di uno studio sulla trigonometria sferica. Seguace di Tolomeo si dichiarava anche al Biruni, uno dei più grandi eruditi islamici, il quale calcolò con molta esattezza la latitudine e la longitudine di molte località e curò una descrizione particolareggiata di alcune regioni dell‘India.
Anche da un punto di vista strettamente cartografico Tolomeo ebbe una grande influenza; fu accettato e seguito il criterio della suddivisione dell‘ecumene in zone climatiche e si tentò più volte di costruire una carta del Mondo secondo i suoi suggerimenti. Carte generali vennero pertanto incluse sia in opere latine tradotte in arabo, sia in studi originali, ma sono più interessanti le carte particolari, che si sviluppano a partire dal X secolo: tali carte hanno una spiccata originalità e spesso sono anche dei veri e propri disegni validi anche da un punto di vista artistico. In esse non si rintraccia nessuna influenza delle carte di dettaglio attribuite a Tolomeo. Ciò potrebbe provare che l‘opera di Tolomeo nota agli Arabi non era corredata da carte. Le carte particolari elaborate dalla cultura araba sono essenzialmente carte itinerarie. Racchiuse in una forma per lo più rettangolare e redatte con uno stile schematico, esse riportano soprattutto la posizione delle varie città e la direzione delle strade, ma non contengono alcuna indicazione per quanto riguarda la distanza. Tali carte si diffusero seguendo un modello redatto da un singolo cartografo, che disegnò carte particolari di tutti i Paesi islamici. Proprio a causa della similitudine nei criteri di redazione, questo complesso di carte sono state chiamate Atlante dell‘Islam. I manoscritti giunti fino a noi constano di un testo e di 21 carte: ci sono quattro versioni del testo da parte di quattro autori diversi. In tutti questi manoscritti vi sono un mappamondo e tre carte nautiche, le quali riguardano il Mediterraneo, il Golfo Persico e il Mar Caspio; nel mappamondo la Terra è rappresentata come un disco, circondato dall‘Oceano, nel quale si evidenziano due profonde rientranze, che sono il Golfo Persico (a est) e il Mediterraneo (a ovest). 
A partire dalla fine dell‘XI secolo, la cartografia araba sembra nuovamente aprirsi al contatto con la cultura europea. Gli interessi commerciali arabi vengono a scontrarsi con la potenza di Venezia e con quella di Bisanzio e che gli arabi sono costretti a cercare nuovi mercati per le loro merci in territori posti a nord. Così essi si diressero verso il Mar Caspio e risalirono il corso del Volga, giungendo fino ai territori abitati dagli Eschimesi e dai Lapponi. Durante questa difficile espansione, gli Arabi vennero a contatto con nuovi popoli come i Normanni, i Russi e i Cosacchi, che portò a nuove notizie e conoscenze. Alla fine di queste spedizioni, i viaggiatori donavano ai califfi e ai principi splendidi manoscritti, nei quali c‘erano le loro esperienze di viaggio: furono proprio i califfi arabi di Spagna a promuovere questo tipo di letteratura e che sotto la dominazione araba proprio la Spagna, e soprattutto Cordova, divenne uno dei principali centri di cultura. a cordova era vissuto il più celebre geografo arabo del X secolo, Ibn Khordadbed, autore di un Libro degli Itinerari o Libro delle Strade e delle Province, che ci ha tramandato preziose notizie sui rapporti commerciali tra i paesi arabi, la Cina e l‘India, nonché numerose carte stradali. A Cordova si formò anche Edrisi, al quale Ruggero II diede l‘icarico di raccogliere in un unico testo tutte le notizie disponibili al fine di redigere una descrizione geografica del Mondo. A questo scopo numerosi ambasciatori, accompagnati da disegnatori, furono inviati in Paesi lontani, sia per acquisire più esatte informazioni sulle distanze esistenti tra le più importanti città, sia per redigere carte degne di fede. Il lavoro si protrasse per 15 anni ed ebbe termine nel 1154 con la stesura del Libro di Re Ruggero e la redazione di una carta generale, la Tabula Rogeriana, incisa su una lastra d‘argento dalleprobabili dimensioni di 3,5 m x 1,5 m, carta che andò distrutta dopo pochi anni. Nel manoscritto, elaborato in arabo e in latino, era inclusa anche una parte cartografica, divisa in 70 fogli. Edrisi nel 1161 scrisse per il figlio di Ruggero, Guglielmo II, un altro libro che conteneva un‘altra carta generale, intitolato I giardini della creazione e sollievo dell‘anima. Ci resta però solo una redazione abbreviata, I giardini della gioia: essa contiene 73 carte in forma di atlante ed è conosciuta anche come il Piccolo Edrisi. Tra queste due opere ci sono delle notevoli differenze: le carte della seconda sono più piccole e riportano una toponomastica ridotta; nella redazione delle carte di entrambe, però, viene seguito il criterio tolemaico della distinzione in zone climatiche e l‘orientamento è dato dal sud posto in alto; in entrambe è inserito un piccolo mappamondo circolare; le raffigurazioni cartografiche appaiono però notevolmente deformate e la lettura delle carte è resa difficile per l‘uso della scrittura araba: non sempre è facile ricostruire la localizzazione di tutte le città presenti nella carta.
Nel 1500, a Sfax, in Tunisia, la famiglia Scharfi produceva ancora carte su modello di quelle disegnate da Edrisi, soprattutto per quanto riguarda le carte di regioni dell‘Estremo Oriente. Nel 1551 gli Scharfi incisero un piccolo mappamondo a contorno circolare, simile a quello riportato in entrambe le opere dello studioso marocchino. 
Proprio nel momento in cui si distacca dalla tradizione greca, la produzione cartografica islamica raggiunge il maggiore progresso e la propria originalità nella redazione delle precise carte stradali o itinerarie. Infatti, l‘unico elemento negativo dell‘opera di Edrisi scaturisce dal fatto che egli aveva voluto ricondurre tutti gli elementi che aveva desunto dalle carte arabe itinerarie nello schema classico, di derivazione tolemaica, della divisione in climi: questo è il suo unico limite, poiché sicuramente conosceva l‘opera di Tolomeo ma non le sue carte. 

Tratto da CARTOGRAFIA E TERRITORIO NEI SECOLI di Elisabetta Pintus
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