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Le prime carte cartografiche del '500



Tra i vari e molteplici reperti archeologici pervenuti dalle antiche e grandi civiltà del Medio Oriente si rinvengono anche degli abbozzi cartografici, incisi per lo più su tavolette d’argilla, che rappresentano i territori conosciuti dai popoli abitanti in quell’area geografica. È il caso, ad esempio, della tavoletta trovata in Mesopotamia che delinea i più rilevanti fenomeni fisici, come il fiume Eufrate, ed umani di quella terra. Per quanto riguarda la civiltà egiziana, si sa che stilavano mappe catastali che delimitavano la proprietà. È stato anche scoperto un antichissimo graffito rinvenuto a Mezin (Ucraina), sul quale sono incise diverse immagini, che rappresenterebbero un accampamento e il fiume che scorre nei pressi. Se l’interpretazione è vera, si tratta del più antico reperto cartografico conosciuto, in quanto risale a 15mila anni fa. Da tali cenni si può notare come il territorio in cui si svolgeva la vita sia oggetto di rappresentazioni allo scopo di esprimere il possesso o indicare ad altri un itinerario. Anassimandro di Mileto, filosofo della scuola ionica, è considerato come colui che volle costruire la prima carta del mondo abitato (ecumene). Con altri greci, come Eratostene e Ipparco di Nicea, la cartografia si sviluppò sulla base di intuizioni di principi scientifici (tentativi di misurazione del meridiano, linee di riferimento e perpendicolari – i nostri meridiani e paralleli – intuizione della longitudine e latitudine). Principi che informeranno l’opera di Tolomeo, astronomo, geografo e matematico di Alessandria d’Egitto, che stabilì il fondamento della geografia matematica e della cartografia cosmografica antica. La sua opera è Atlante, formata da 27 carte. I Romani accolsero quegli elementi che meglio rispondevano ai loro interessi pratici, costruendo le cosiddette carte itinerarie. L’esempio più noto è la Tabula Peutingeriana, che rappresenta le terre dell’Impero Romano, dalla Penisola Iberica al Mar Caspio. La Tabula illustra i più rilevanti aspetti fisici del mondo; segna le grandi strade allora conosciute, con le relative stazioni di tappa e le distanze in milia fra una località e l’altra. La denominazione Peutingeriana deriva dal nome del suo antico proprietario Peutinger di Augusta che la ebbe in dono nel 1507. Gli studiosi ritengono che sia una copia del XIII secolo di un originale forse del IV sec. d.c.

Tratto da CARTOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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