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Bischof-Köhler: l’empatia nei primi due anni di vita

Bischof-Köhler: l’empatia nei primi due anni di vita


Bischof-Kohler ritiene che l’empatia sia definibile come l’esperienza attraverso cui si comprende lo stato emotivo di un altro condividendone l’emozione, ma restando consapevoli che tale emozione, pur condivisa, appartiene all’altro.
Lo sviluppo della responsività empatica
Bischof-Kohler traccia le tappe fondamentali dello sviluppo dell’empatia, che evolve parallelamente al sistema cognitivo e si attiva in risposta a stimoli espressivi e situazionali. Le forme embrionali di empatia. Nei primi due anni di vita, Bischof Kohler ritiene che non si possa parlare compiutamente di empatia. Se i neonati percepiscono la sofferenza dell’altro, e la condividono in modo involontario, ciò accade perché, in questa fase evolutiva, i bimbi non hanno la capacità di differenziare sé e l’altro.
L‘empatia indotta da stimoli espressivi. intorno ai 2 anni e mezzo, si sviluppa un concetto di sé riflessivo, cioè i bambini riconoscono se stessi come diversi dagli altri a livello fisico e psicologico e sono quindi capaci di oggettivare il sé. L’apparire di questa abilità favorisce l’emergere di uno dei prerequisiti dell’empatia vera e propria, cioè la capacità di riconoscere le emozioni altrui. Grazie a questa acquisizione, la componente affettiva si arricchisce di quella sociocognitiva, che consente di condividere l’emozione dell’osservato, restando consapevoli che l’emozione condivisa proviene dall’altro.
L ‘empatia indotta da stimoli situazionali. Perché si sviluppi pienamente la capacità di oggettivazione del sé, il bambino deve acquisire la padronanza di una categoria percettiva, definita “identificazione sincronica”. La capacità di identificazione sincronica permette al bambino di creare un nesso tra un oggetto reale e la sua immagine mentale. È grazie all’identificazione sincronica che i bambini possono: riconoscere se stessi allo specchio, riconoscere altri nelle foto, etichettare le emozioni. Questo meccanismo è fondamentale nello sviluppo dell’empatia indotta da stimoli situazionali.
Infatti, nella relazione empatica, l’osservatore percepisce che i fatti che accadono all’altro possono rappresentare eventi che sono accaduti, accadono o potrebbero accadere a lui; per cui, la situazione che l’altro vive sarà percepita come se la si vivesse in prima persona. Questa peculiare capacità prende il nome di” induzione di prospettiva”, una sorta di precursore involontario della più matura capacità di perspective taking.

Tratto da CHE COS'È L'EMPATIA di Anna Bosetti
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