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La forma cinematografica


Mentre condannava senza appello il teatro filmato la critica prodigava i suoi elogi a forme cinematografiche in cui una più attenta analisi avrebbe dovuto rivelare delle metamorfosi dell'arte drammatica. Accecata dall'eresia del Film d'Arte la dogana lasciava passare sotto l'etichetta cinema puro i veri aspetti del teatro cinematografico, a cominciare dalla commedia americana. A guardar da vicino questa non è meno teatrale dell'adattamento di una qualche pièce di Broadway. Edificata sull'effetto comico di una battuta o di una situazione, spesso non ricorreva ad alcun artificio propriamente cinematografico: la maggior parte delle scene sono in interni e il découpage usa quasi unicamente il campo e il controcampo per valorizzare il dialogo. Ad esempio ci sono moltissimi punti in comune tra i film di William Wyler e i drammi di Lilian Hellman, sopratuttto Piccole volpi, entrambi posti sullo sfondo dell'Alabama coloniale del 1800. Il caso americano però è diverso, non avendo mai gli USA mostrato pregiudizio nei confronti di questi overlap. Discorso diverso in Europa, dove però è necessario partire da prima del sonoro. Allora trionfava Méliès, che in fondo nel cinema aveva visto solo un perfezionamento del meraviglioso teatrale. La maggior parte dei grandi comici francesi e inglesi viene dal music – hall o dal boulevard, come Max Linder e Charlie Chaplin, entrambi debitori dell'eredità teatrale. Il cinema permette di portare alle ultime conseguenze una situazione elementare a cui il palcoscenico imponeva delle restrizioni di tempo e di spazio che la mantenevano in uno stadio di evoluzione in qualche modo larvale. Il cinema ha permesso la metamorfosi di situazioni teatrali che senza di esso non sarebbero mai arrivate ad uno stato adulto, e ciò ha potuto far credere che il cinema fosse venuto ad inventare e creare dal nulla dei fatti drammatici nuovi. Del resto quando ci si riporta alla storia dei personaggi, delle situazioni e dei procedimenti della farsa classica, è impossibile non vedere come il cinema comico non rappresenti altro che la sua improvvisa e sfavillante rinascita.  Genere in via d'estizione dopo il 1600, la farsa “in carne ed ossa” non si ritrova che al circo e in alcune forme di music hall, cioè proprio dove i produttori di film comici sono andati a reclutare i loro attori. Con Linder, Keaton, Laurel & Hardy, Chaplin, la farsa ha raggiunto uno splendore unico nella sua storia come riallacciamento spontaneo di un genere alla sua tradizione (cfr. il tema della tinozza del bucato con Linder).

Tratto da CINEMA E TEATRO TRA REALTÀ E FINZIONE di Gherardo Fabretti
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