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L'enunciazione e la comunicazione nel film

L'enunciazione e la comunicazione nel film



Il ruolo e il corpo rinviano a una doppia direzione di marcia, non ad un tratto obbligato, e ad una distinzione di ambiti, non a un’incompatibilità di caratteri. Possiamo rendere ancora più esplicite le cose dicendo che la coppia ritaglia due domini appunto reversibili e complementari:
- quello dell’enunciazione – che si raccoglie attorno alla conversione di una lingua in discorso, evidenzia delle dinamiche e delle architetture, mette a fuoco un campo di relazioni –
- quello della comunicazione – che si raccoglie intorno a una interazione tra individui, evidenzia delle pratiche e delle forze, mette a fuoco delle premesse e degli effetti –;
Dunque i due domini non nascondono né la loro convergenza di interessi, né la loro decisione di spartirsi pertinenze e responsabilità: se da un lato essi ci ricordano che tendenzialmente non si enuncia al di fuori di una finalità comunicativa né si comunica senza disporre di enunciati1, dall’altro essi ci fanno anche notare che il costituirsi di un testo in quanto tale non si confonde con i passi che portano alla sua costruzione.
L’esistenza di queste due zone collegate e giustapposte ci porta soprattutto a completare l’idea di contesto e di appropriatezza su cui ci siamo già impegnati1. L’entrata in scena della comunicazione complica nettamente il gioco:
- dando maggior estensione ai rimandi: il testo scopre un intorno non soltanto linguistico, ma costituito da rapporti con altri, da disponibilità affettive; da elementi che sono strutturali non tanto perché comandino conto di istanze di fondo, quanto perché definiscono le condizioni di felicità dello scambio. In questo senso il contesto arriva ad essere situazione di discorso
- spostando gli obblighi cui bisogna far fronte: il testo è invitato a rispettare non soltanto i propri andamenti, ma anche l’incrociarsi delle intenzioni, il sovrapporsi degli obbiettivi, il raggiungimento di determinati fini; in particolare è invitato a controllare la completezza della deissi, la legittimità dell’illocutivo e la praticabilità del perlocutivo. Sotto questo aspetto l’approppriatezza diventa adeguazione all’ordine dei fatti.
Concludiamo la prima grossa tappa del nostro viaggio. Era cominciata nel momento in cui un testo, in base all’”ego-hic-nunc” della sua enunciazione, si dava dei parametri capaci di organizzare il proprio mondo, e se stesso come mondo; termina nel momento in cui il testo aprendosi al mondo, e scoprendosi oggetto del mondo , si consegna alla comunicazione.

Tratto da CINEMA di Nicola Giuseppe Scelsi
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