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Il setting e il gruppo


Con l’organizzazione committente è necessario organizzare delle dimensioni-un contratto-e pianificare un percorso che renda possibile la traduzione della proposta collusiva tramite un processo di pensiero.
A)Lo spazio dove avviene l’intervento di formazione deve conferire identità all’intervento stesso e la sua collocazione, costruzione e protezione devono essere compito del formatore. B)La metodologia dell’intervento formativo può essere rappresentata come un triangolo: setting-individui-organizzazione e l’oggetto della formazione diventano i vissuti, le fantasie che si producono sull’esperienza formativa e sull’organizzazione di appartenenza. Nel definire l’intervento, insieme al modello teorico di riferimento, il colloquio di orientamento ha come fine la costruzione dei nessi, legami, significati della storia dell’utente per arrivare a una nuova narrazione di sé e della propria domanda formativa, contestualizzando quest’ultima all’interno di possibili i scelte formative e professionali future. C)L’onorario del colloquio di formazione è una preziosa fonte di informazioni sul processo relazionale e bisogna anche esplorare “chi paga” la formazione. D) Il quando del colloquio è funzione organizzativa, è funzione di protezione e tutela, è perimetro entro il quale sviluppare una riflessione riguardo alla motivazione dell’utenza.
“Burrow: il gruppo come spazio più adeguato per affrontare problematiche che nel gruppo stesso hanno avuto origine.
Foulkes: il gruppo come rete di legami affettivi, relazionali e comunicativi: rete da cui nasce una psiche di gruppo e ha come obiettivo la terapia del singolo ma attraverso la struttura gruppale che facilita e accelera i processi di miglioramento.”
Il gruppo può essere definito come un’organizzazione mentale, un operatore psichico, un sentimento di appartenenza, un vissuto e un complesso reticolo di interrelazioni psichiche fra persone. Il gruppo è uno spazio d’incontro dinamico, un insieme di soggetti e soggettività che si influenzano vicendevolmente guardandosi, sentendosi, ascoltandosi, parlandosi.
Il gruppo di caratterizza per quattro dimensioni: d. strutturale, d. funzionale, d. psicoambientale, e d. psicodinamica.
Esistono poi sette tipi di gruppi in base al metodo utilizzato: strutturato, destrutturato, drammatico, non verbale o bioenergetico, socio analitico, di simulazione e di creatività.
E un’altra classificazione è relativa all’obiettivo: gruppi di discussione, di decisione, di informazione, di osservazione, di orientamento, di valutazione, di sostegno, di counseling, di ricerca, di prevenzione, di educazione e al benessere.
Il colloquio di gruppo presuppone il passaggio da una cultura di coppia (che sottolinea la centralità del conduttore) a una di gruppo (che incentiva la soggettività gruppale). Le tre diverse modalità di interazione tra colloquio e gruppo sono: Colloquio CON il gruppo, colloquio IN gruppo e colloquio DI gruppo.
Infine un ultimo aspetto che riguarda il lavoro di gruppo riguarda l’attraversamento: come spazio di riconsiderazione dei propri codici e dei valori che questi rappresentano.
Nel colloquio ci sono diverse aree di attraversamento:
1)A. di sé: il soggetto ripercorre una sintesi della propria storia e costruisce la propria icona
2)A. del colloquio: la storia personale propone il soggetto nell’atto di essere colloquiato
3)A. del conduttore: il conduttore rinuncia a una quota del suo potere
4)A. del setting e A. del gruppo
5)A. del delirio di onnipotenza: la necessità di rinunciare al possesso, ovvero che il gruppo sia proprio.

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