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La nascita dell’Inquisizione, 1542


Nel 1542 venne creata a Roma, per dirigere e coordinare la repressione dell’eresia, la Congregazione del Sant’Uffizio o dell’Inquisizione, di cui fece parte il cardinale Gian Pietro Carafa (futuro papa Paolo IV) intransigente difensore dell’ortodossia religiosa e del primato papale. In Italia, l’unica alternativa al Nicodemismo (atteggiamento di chi si conformava esteriormente al culto ufficiale, pur professando nell’intimo una fede diversa) era l’esilio volontario. Molti eretici italiani, infatti, seguirono questa strada.
Il Concilio di Trento
La convocazione di un Concilio era richiesta sia dall’imperatore, che sperava in un riassorbimento dello scisma protestante, sia da quanti ritenevano non più procrastinabile un rimedio ai mali di cui soffriva la Chiesa. Nel 1542 così fu indetto per la prima volta a Trento, città sede di un principato vescovile. Ma a causa dell’apertura delle ostilità tra Carlo V e il re di Francia, il Concilio poté riunirsi effettivamente nel 1545. Alla cerimonia di apertura, non vi fu un grande afflusso. Nel 1562 – 3, vi furono le ultime sedute decisamente più affollate. Le prime questioni discusse furono la definizione dei punti dogmatici più controversi, come gli effetti del peccato originale (cancellati dal battesimo) e la giustificazione per sola fede, dichiarata eretica. Ciò provocò un solco incolmabile e definitivo tra la chiesa cattolica e le confessioni protestanti. Nel 1547, con la pretesa di un’epidemia di peste, si trasferì a Bologna, territorio pontificio, fino alla morte di Paolo III (1549). Il nuovo papa Giulio III riconvoco il Concilio a Trento (1551). Il suo successore Paolo IV lo sospese per circa dieci anni, perché era avverso all’imperatore, ostile verso il Concilio. La prima esigenza della Chiesa doveva essere la lotta contro i nemici interni e la riaffermazione dell’assoluta autorità della Santa Sede. Nel 1559 fu indetto l’Indice dei libri proibiti. Il nuovo papa Pio IV rilanciò il Concilio e lo portò a conclusione dopo due anni di intense discussioni (1562 – 3). Fu riaffermato e rafforzato il carattere monarchico della chiesa cattolica, la superiorità del papa sul concilio, la chiesa collocata accanto alla Sacra Scrittura come fonte di verità, esistenza del purgatorio, validità delle indulgenze, culto dei Santi e della Vergine, istituzione di seminari (per la preparazione dei sacerdoti), divieto di cumulo di benefici, obbligo dei vescovi di risiedere nella propria diocesi, insegnamento religioso ai fedeli, registri di battesimi, matrimoni e sepolture, imposizione del celibato e dell’abito talare agli ecclesiastici, importanza dei sacramenti. L’applicazione di queste regole non fu immediata e fuori dall’Italia dovette fare i conti con la volontà dei sovrani di controllare le rispettive chiese.

Tratto da CONTRORIFORMA E SECONDO 800 IN LETTERATURA di Gabriella Galbiati
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