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Il pricing

Una volta completato il book istituzionale e raccolte le adesioni degli invesitori retail, il global coordinator, la società quotanda e i suoi azionisti devono decidere a che prezzo, e nel caso di richieste in eccesso rispetto all’offerta, a chi assegnare le azioni. Nella decisione del pricing emergono le differenze di interessi di cui sono portatori i vari attori che partecipano al processo di quotazione. Gli azionisti venditori hanno un immediato interesse a massimizzare il prezzo di vendita. La società quotanda ha pure interesse a spuntare un prezzo elevato con riguardo alla quota dell’offerta di sottoscrizione dal momento che questo si traduce in un maggiore afflusso di risorse finanziarie nelle sue casse sociali. Gli investitori desiderano pagare un prezzo contenuto, che lasci spazio a prospettive di futuro apprezzamento del titolo. Il global coordinator, da un alto, non po’ scontentare l’emittente e gli azionisti venditori se vuole sperare di ottenere in futuro mandati analoghi ad altri emittenti. Non può, però, neppure compromettere i suoi rapporti con gli investitori a cui dovrà rivolgersi per collocare in futuro altre azioni, né quelli con gli altri intermediari che potrebbe invitare, o da cui potrebbe essere invitato, in altri consorzi di collocamento. Praticando pricing troppo elevati finirebbe per minare il proprio placing power e la capacità di organizzare sindacati di collocamento. All’opposto, pricing troppo contenuti ne pregiudicherebbero la capacità di persuadere gli emittenti a conferire il mandato al momento del pitch.
Processo di pricing:
1) la banca d’investimento che si propone per il mandato effettua una valutazione della società basata sulle sole informazioni pubbliche e secondo i consueti metodi dell’analisi finanziaria;
2) in seguito, la conoscenza che il global coordinator acquisisce , tramite l’analisi di due diligence e l’analisi critica del business plan, consente una definizione più precisa sia del flussi di cassa attesi, sia della loro aleatorietà e quindi del loro rischio, permettondo così di restringere il range valutativo.
3) E’, tuttavia, la fase di pre-marketing che, con una prima verifica esterna, consente di percepire l’atteggiamento del mercato, e in particolare il livello di sconto richiesto dagli investitori per una società che si presenta per la prima volta al pubblico degli investitori rispetto ai multipli che esprimono i comparables già quotati. Tale sconto trova una duplice giustificazione. Da una lato della domanda dei titoli, esso è richiesto per il maggior rischio percepito dagli investitori chiamati a investire in una società che non ha un track record di mercato, e quindi di rapporti con azionisti di mercato. Proprio la reputazione degli intermediari di consorzio deve colmare tale divario, riducendo l’asimmetria informativa esistente tra emittente e investitori. Dal lato dell’offerta dei titoli, la società accetta di rinunciare a parte dei proventi per iniziare a creare un buon track record di gestione dei rapporti con gli azionisti di mercato

La pubblicazione del prezzo massimo d’offerta il giorno precedente l’inizio dell’offerta lancia un segnale al mercato su quanto i collocatori si sentano fiduciosi. Questo annuncio potrebbe, per altro, rivelarsi controproducente qualora per assicurare la riuscita del collocamento l’emittente si trovi costretto a praticare un prezzo inferiore al massimo dichiarato.

Tratto da CORPORATE E INVESTMENT BANKING di Alessandra Depaola
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