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Gadda – Il tema dell’eroismo del singolo nel fascismo


Non può però passare in secondo piano anche l’aspetto dell’ eroismo del singolo. Infatti, sempre in ossequio alla “teoria del modello imitativo”, chi assisteva alla narrazione da parte del Duce, della sua stessa persona come di una figura quasi mitologica, risoluta, concreta e salvifica non poteva che sentirsi attratto da lei.
Inoltre, lo stato di polizia che il regime aveva instaurato rendeva le persone più insicure e apprensive, perciò bisognose di un’autorità-guida.
Meccanismi come la delazione e le spie rompevano i legami solidali, le amicizie e rendevano ogni cittadino più solo, quindi insicuro e in perenne lotta per la sopravvivenza. Questo atteggiamento accentuava l’eroismo del singolo, che più si sentiva “solo” e insicuro, tanto più tendeva ad affermarsi tra tutti, a distinguersi, assecondando il culto della propria personalità.
In questo, ogni cittadino si sentiva simile al Duce, vero e proprio modello di Io ipertrofico. E da questo “meccanismo” non fu esente neanche Gadda.
Come scrive Dombrowski “… in Eros e Priapo la polemica contro il narcisismo […] riesce molto efficace se la si considera come una sorta di esorcismo, come una satira diretta contro l’io, cioè contro la tendenza dell’io vittimista a ostinarsi nel conformismo, a voler riguadagnare parte della considerazione perduta […] a ostentare, per dirla in altri termini, la propria solitudine e nel far ciò, a rivalersi sulla storia”.8
In altre parole, l’eroismo vittimista che Gadda trasmette attraverso la sua prosa risentita e astiosa, finisce col coincidere con il culto della personalità narcisista del Duce.
Ma certamente le motivazioni psicologiche non bastano da sole a spiegare il favore popolare col quale gli italiani accolsero il fenomeno fascista.

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