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Gianni Canova : Contro la cinefilia



Nel suo intervento, dal titolo Contro la cinefilia, la questione è di ricominciare a pensare la visione come atto anarchico, e per fare ciò è necessario dire male della cinefilia, che pensa al cinema già fatto, senza che abbia nessuna capacità di intervenire sul cinema ancora da fare.
Il feticismo del testo( o del meta-testo) in Bruno e l’accademismo un po’ frigido in Cerchi Usai è conseguenza del virus della cinefilia, che viene ad identificarsi con un atto specialistico che riduce il cinema ad un’apologia dei metodi di analisi.
Sarà anche vero che la critica impressionista rischia di essere fatta da stupratori, ma è anche vero che il cinema, forse, è stato inventato per essere stuprato. Da tutti.
La soluzione è nell’adozione di un modello di critica estrema e visionaria, megalomane, che si avvicini più ad una forma di illuminazione che ad un esercizio metodologico ordinato.
Sono individuate due degenerazioni fondamentali della critica nella difesa sterile del metodo e nell’apologia dello slogan cinema-cinema.
Canova attacca comunque una concezione della cinefilia che non si può certo far coincidere con la cinefilia nel suo complesso: è quella rivolta al mondo della ricerca universitaria; non a caso le proposte alternative che egli porta avanti fanno parte appieno del patrimonio del cinefilo.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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