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La teoria dell'interpretazione letteraroa di Fish




Fish a proposito di teoria dell’interpretazione letteraria pensa che non c’è alcunché al di fuori della percezione prospettico-pregiudiziale. In altre parole, la letteratura non esibisce affatto certe proprietà formali che richiedono un certo tipo di attenzione, ma al contrario il fatto che noi prestiamo un certo tipo di attenzione dà luogo all’affiorare davanti ai nostri occhi delle proprietà che noi sin dall’inizio sappiamo che sono proprietà letterali.
Lo stesso vale per il cinema; quindi non è vero che basta descrivere per trovare nel testo determinate caratteristiche: la descrizione avviene sempre sulla base di assunzioni del paradigma, quindi noi non vediamo ciò che in testo ci vuole fare vedere, ma ciò che i paradigmi vedono per noi. Non è una questione di stabilire quale sia il ruolo dell’oggetto di riferimentonel processo di interpretazione; è evidente che il testo(il film) ha delle proprietà, il problema è che noi non possiamo essere sicuri di ciò che c’è se non nella misura di ciò che vediamo in base a determinate assunzioni. L’analista di solito non ha problemi ad accettare espressioni come “non esiste il testo in sé”, “il sistema testuale è costruito dall’analista”, ma incontra difficoltà a condividere il passaggio successivo e conseguente per cui, se l’oggetto in sé non si dà a vedere e ci dobbiamo accontentare di un costrutto dell’analisi, allora inevitabilmente l’autorità interpretativa risiederà più nei presupposti in grado di rendere possibile i costrutti, che non nel referente – pur modellizzato – dell’analisi.
Effettivamente mettere da parte il testo significherebbe trovarsi a fare i conti con problemi estetologici di non poca rilevanza, che pur non potendoli affrontare in questa sede, è utile insistere almeno su una cosa. Ciò che presumibilmente spaventa il critico è l’idea sottesa ad una concezione extratestuale dei fatti estetici: le interpretazioni non possono essere improntate all’idea di adeguamento all’oggetto e sono interamente determinate dagli assunti interpretativi presenti in una data comunità in un preciso momento storico. Se tutti gli oggetti sono fatti e non trovati, allora anche un valore come la componente estetica di una qualsiasi forma compiuta di espressività non è determinabile in ultima istanza mediante una osservazione-descrizione di certe caratteristiche intrinseche alla sua fattura.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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