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Paolo Cerchi Usai ei discorsi sul cinema

Paolo Cerchi Usai ei discorsi sul cinema



Il suo intervento cerca piuttosto di descrivere l’assetto istituzionale dei discorsi sul cinema per individuare la posizione occupata all’interno dell’assetto della critica stessa. Egli parte dalla constatazione di una diversità di fondo che caratterizza l’insieme dei discorsi sul cinema dagli insiemi discorsivi riguardanti altre arti.
Il problema è da individuare nella radicale separazione che caratterizza le tre aree degli studi cinematografici – discorso critico, teorico, storico –: esiste una frattura tra storia e teoria destinata a ripercuotersi anche sulla critica.
Può diventare interessante vedere come il discorso cinefilico si sia rapportato al discorso critico –analitico, studiare le influenze che i due tipi di discorso abbiano esercitato reciprocamente l’uno sull’altro, soffermarsi nei luoghi problematici di questo rapporto difficile.
La questione della cinefilia nasconde il problema del faccia a faccia tra analisi e godimento del testo. L’amore per il cinema prende in prestito dall’università i suoi criteri d’apprendimento – l’erudizione – e di giudizio – la scrittura e il gusto classico, riuscendo a ridefinirli all’interno di un percorso controculturale un dubbio nei confronti degli approcci metodologici: la cinofilia rifiuta il metodo perché è essa stessa un metodo di vita, una idea di cinema.
Se la cinefilia rimane ancor oggi un fenomeno difficilmente circoscrivibile, del quale sfugge l’essenza, lo si deve anche ad una sorta di duplicità legata alla sua natura: da una parte essa è produttrice di effetti di conoscenza rigorosa, dall’altra è sempre stata vittima di un equivoco che voleva la scientificità dell’approccio analitico al film come freddo e assai poco passionale.
La volontà di godere del film porta con sé una inevitabile volontà di sapere che è imprescindibile dall’atteggiamento cinefilo e costituisce un tratto fondamentale. Truffaut rimproverava alla precedente generazione critica non tanto mancanza d’amore, ma di competenza.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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